Covid Il Consiglio federale non tira il freno d'emergenza, per ora 

sam

24.11.2021

Non ci saranno, almeno per ora, nuove restrizioni a livello nazionale per combattere la pandemia. Lo ha comunicato in conferenza stampa il ministro della salute Alain Berset, che ha invitato i cantoni a preparare le strutture ospedaliere «a un nuovo forte sovraccarico».

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Per decidere di non introdurre ulteriori misure a livello nazionale in questo momento il Consiglio federale si è basato sui dati delle ospedalizzazioni. La decisione è stata influenzata anche dalle grandi differenze esistenti a livello regionale, dovute al tasso di vaccinazione non omogeneo.

Dalla metà di ottobre le infezioni sono in netto aumento, soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione. Il numero giornaliero di casi ha registrato un nuovo picco annuale e lo sviluppo esponenziale prosegue. Oggi sono stati annunciati oltre ottomila nuovi contagi, ha detto il consigliere federale Alain Berset in conferenza stampa.

In effetti le nuove infezioni al Sars-CoV-2 nelle ultime 24 ore sono 8585, pari ad un aumento superiore al 40% in una settimana.

Ospedali sotto pressione

Parallelamente continuano a crescere anche le ospedalizzazioni, seppure con un certo ritardo, soprattutto tra le persone più anziane. Gli ospedali rimangono dunque sotto pressione: a causa della variante Delta – che, oltre a essere molto più contagiosa di quelle precedenti, può anche portare a decorsi più gravi – le persone infette necessitano più spesso e più a lungo di cure intensive.

A ciò si aggiunge la copertura vaccinale relativamente bassa e la maggiore permanenza al chiuso durante la stagione fredda.

Nella fase pandemica attuale si osservano tuttavia grandi differenze regionali: in alcuni cantoni il tasso di infezione è circa sei volte più elevato rispetto a quelli con un'incidenza bassa, ha affermato il ministro della sanità.

Grandi differenze regionali

Notevoli differenze esistono anche per quanto riguarda il numero dei ricoveri. Per Berset c'è un forte tasso di correlazione tra vaccinazione e situazione epidemiologica. «Ciò parla a favore dell'efficacia dell'immunizzazione», ha detto.

Malgrado ciò, il tasso d'occupazione delle cure intense è del 75%, ha detto Berset precisando che globalmente il 20% dei letti è occupato da pazienti covid. Tenendo anche conto anche delle differenze regionali, il Consiglio federale ritiene al momento «prematuro» inasprire i provvedimenti anti-covid a livello nazionale.

Il virus passa dai giovani

La situazione rimane dunque «critica» e potrebbe acuirsi ulteriormente nelle prossime settimane, anche se la situazione non è paragonabile a quella di un anno fa: durante la seconda ondata i casi raddoppiavano ogni quattro giorni, oggi ogni due settimane, ha precisato Berset.

La circolazione del virus tra i giovani potrebbe tuttavia portare a una maggiore trasmissione del covid ai gruppi a rischio e a un aumento, «con ogni probabilità molto rapido», delle ospedalizzazioni.

La tendenza si può invertire?

La tendenza può però essere invertita. Come? Con un cambiamento dei comportamenti della popolazione e un inasprimento dei provvedimenti a livello regionale. Incombe infatti in primis ai cantoni la responsabilità di disporre i provvedimenti necessari per tenere sotto controllo la situazione. Tra questi, in primo luogo, l'estensione dell'obbligo della mascherina, in particolare nelle scuole, l'obbligo del telelavoro e le limitazioni della capienza.

In data odierna, il Consiglio federale ha pertanto rinnovato ai cantoni che non vi abbiano già provveduto l'invito ad attuare le raccomandazioni sui test ripetuti e sulla protezione delle case di cura e per anziani e degli ospedali.

Berna esorta inoltre i cantoni a preparare le strutture ospedaliere «a un nuovo forte sovraccarico». A tal proposito, Berset ha ammesso di essere consapevole che le «possibilità sono limitate a causa della penuria di personale e della stanchezza del personale di cura».

«Abbiamo i mezzi per superare l'inverno»

Qualora i provvedimenti cantonali non dovessero dare i loro frutti e non si osserverà un cambiamento dei comportamenti, il Consiglio federale proporrà un inasprimento dei provvedimenti a livello nazionale. Per farlo terrà anche conto della situazione negli ospedali. «Il Consiglio federale ha sempre detto che – quest'ultimo – è un criterio determinante», ha detto il ministro della sanità.

Per il Consiglio federale, ha proseguito Berset per spiegare il fatto che Berna non prenda per il momento misure a livello nazionale, è sempre stato importante «agire con i mezzi opportuni al momento opportuno». Il ministro della sanità ha fatto l'esempio della decisione di settembre di estendere il certificato sanitario.

Alcuni dicevano che era una decisione prematura se non addirittura non necessaria, alla luce dei fatti si è rivelata essere corretta di farla in quel momento, ha spiegato Berset. In ottobre voci si erano poi alzate per chiedere di allentare le misure restrittive e togliere l'obbligatorietà del pass. «Oggi si può dire che è stato corretto di mantenere queste misure», ha aggiunto il consigliere federale, che ha nuovamente invitato la popolazione a vaccinarsi – se necessario anche con la terza dose – e a continuare a rispettare i gesti barriera.

Per il momento «abbiamo i mezzi per superare questo inverno senza spingerci oltre» come fatto dall'Austria e dalla Germania. «Se gli ospedali saranno sovraccarichi, la situazione dovrà però essere riesaminata», ha concluso Alain Berset.

La situazione in Svizzera

In Svizzera, nelle ultime 24 ore, si sono registrati ben 8585 nuovi casi di Covid-19. Sono inoltre stati segnalati 17 nuovi decessi e altre 103 persone sono state ricoverate in ospedale. A titolo di paragone, ieri la Confederazione aveva annunciato 6354 nuovi casi e mercoledì scorso 5981.

A sud delle Alpi, in Ticino si sono registrati 157 nuovi casi. Il totale delle vittime resta invariato a 1008. Nei Grigioni, la pagina web dedicata all'evoluzione del Covid indica 289 nuove infezioni. Non si registrano ulteriori morti: i decessi da febbraio 2020 restano 206.