Covid La terza dose servirà a tutti, ma non subito

ATS / pab

16.11.2021

Alle 14h00, come ogni martedì da qualche mese a questa parte, gli esperti della Confederazione, tra i quali Virginie Masserey, responsabile della sezione controllo delle infezioni all'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), hanno fatto il punto della situazione sulla pandemia in Svizzera.

ATS / pab

16.11.2021

Anche se il vaccino impedisce un maggior numero di ricoveri e di decessi rispetto a un anno fa, non possiamo escludere un sovraccarico degli ospedali a causa della forte diffusione del virus e del numero ancora elevato di persone non immunizzate.

Questa in sintesi la fotografia della situazione sul fronte pandemico tratteggiata oggi da Masserey durante il tradizionale incontro coi media.

Per quanto attiene all'offensiva sul fronte della vaccinazione lanciata la settimana scorsa da governo e cantoni, stando a Masserey si è registrato un incremento del 34% delle prime dosi inoculate rispetto alla settimana prima: tale azione, ha precisato, continuerà nei cantoni ancora nelle settimane a venire.

«Siamo in una fase ascendente»

In merito ai numeri della pandemia, ci troviamo secondo l'esperta nella fase ascendente del morbo, con un incidenza media di 493 casi su 100 mila abitanti, con punte nella Svizzera centrale e orientale.

Come nelle settimane scorse, il virus circola soprattutto tra i giovani. Rispetto agli altri Stati europei, la Svizzera si trova nella media anche se fa meglio di Austria e Belgio, dove l'incidenza è ben maggiore (oltre 1000).

Circa gli ospedali, la media è di 45-55 ricoveri al giorno. Il numero di pazienti in cure intense aumenta lentamente con un'occupazione attuale del 15% dei posti disponibili in questi reparti. Anche il numero di decessi – oggi 6 – rimane «veramente basso», ha affermato la specialista dell'UFSP.

Situazione diversa rispetto all'anno scorso

Rispetto a un anno fa, vi è una differenza importante secondo Masserey a livello di ricoveri e decessi, un fenomeno che si spiega col vaccino, che dimostra tutta la sua efficacia.

Per quanto attiene alla vaccinazione di richiamo, quest'ultima è consigliata per le persone sopra i 65 anni, poiché gli studi hanno mostrato una diminuzione dell'efficacia del preparato dopo sei mesi dalla seconda dose per le persone più anziane, che sono anche quelle che rischiano maggiormente di essere ricoverate. Ecco perché la terza dose non è ancora consigliata per i soggetti più giovani.

Ad ogni modo, proprio a causa del numero elevato di persone non vaccinate e delle stagione fredda, è imperativo non solo farsi immunizzare ma rispettare anche le misure di igiene e di distanziamento, come anche eseguire test ripetuti in scuole e imprese, sia per evitare nuove restrizioni, sia per rallentare la propagazione del morbo.

Insomma, Masserey non esclude un eventuale sovraccarico delle strutture ospedaliere nelle settimane che seguiranno.

Spezzato trend negativo

Per quanto riguarda una valutazione dell'offensiva vaccinale, Michael Beer, vicedirettore dell'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria, ha tenuto a precisare che fin dall'inizio «non ci eravamo prefissati obiettivi quantitativi», bensì volevamo dare la possibilità agli scettici di informarsi ed, eventualmente, di farsi immunizzare. Per noi era chiaro che non avremmo raggiunto le cifre di quest'estate e di questo autunno, ha sottolineato.

Nondimeno, è stato possibile bloccare il trend discendente delle ultime settimane: la settimana scorsa sono state eseguite 35 mila prime vaccinazioni. Hanno risposto bene il Ticino, la Svizzera centrale e orientale, un po' meno la regione dell'Altipiano.

Beer ha voluto ringraziare i cantoni per lo sforzo profuso, come anche tutte le associazioni e le personalità del mondo dello spettacolo, dell'economia e della società civile che si sono messe a disposizione per persuadere gli indecisi. In merito ai costi, secondo Berger le spese vanno relativizzate e messe in relazione con i costi generali causati dalla pandemia.

Il richiamo non è ancora per tutti

Quanto alla vaccinazione di richiamo, o booster, Christoph Berger, presidente della commissione federale per le vaccinazioni, ha dichiarato che al momento è indicata per le persone sopra i 65 anni, a sei mesi dalla seconda dose: per queste persone l'efficacia del preparato diminuisce infatti col passare del tempo dal 95% all'80%.

Fra poche settimane, ha aggiunto, dovrebbe giungere l'autorizzazione per i soggetti più giovani, ossia sotto i 65 anni. Per queste persone, la protezione è maggiore; una vaccinazione di richiamo è indicata per il personale sanitario o i soggetti a rischio.

Il booster non ci farà uscire dalla pandemia

Un richiamo è utile per evitare ricoveri e una grave evoluzione della malattia, nonché per limitare la circolazione del virus, ma non è la panacea che ci farà uscire dalla pandemia, ha messo in guardia Berger, secondo cui l'uscita dal tunnel avverrà quando ci sarà un numero sufficiente, ossia più elevato di adesso, di persone immunizzate.

Anche se dovremo convivere col virus, a quel punto il pericolo di un sovraccarico degli ospedali sarà scongiurato, ha spiegato. Al momento, tuttavia, se la situazione dovesse peggiorare, vi è il rischio che vengano adottate ulteriori misure restrittive per la popolazione.

La situazione in Svizzera

In Svizzera, nelle ultime 24 ore, si sono registrati 4297 nuovi casi di Covid, secondo le cifre pubblicate dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Sei nuovi decessi sono stati segnalati. 76 persone sono state ricoverate in ospedale.

In Ticino sono invece stati segnalati 59 nuovi casi e nessun decesso. Le persone ricoverate sono 26. Nei Grigioni le nuove infezioni contabilizzate da ieri sono 107. Una persona è morta. In ospedale si trovano 30 persone in cura per Covid-19.