VaticanoFirmata la convenzione per la nuova caserma delle Guardie svizzere
vey
4.5.2022 - 12:00
La Fondazione per il rinnovamento della caserma delle guardie svizzere del Papa ha firmato oggi una convenzione di cooperazione con il Vaticano. L'intesa si applicherà con la messa in opera del progetto di ristrutturazione dei vetusti alloggi militari.
Keystone-SDA, vey
04.05.2022, 12:00
SDA
Nella fase di pianificazione del progetto, la fondazione si impegna a condurre una campagna di raccolta fondi per assicurare la copertura del budget definitivo, si legge in un comunicato odierno.
Il Vaticano si farà invece carico delle spese di alloggio provvisorio durante il periodo dei lavori, per un costo stimato di 5 milioni di franchi. La Santa Sede sottoporrà anche il progetto all'esame della commissione interna competente e dell'UNESCO.
Il budget totale ammonta a 45 milioni di franchi. A fine marzo erano già stati raccolti 42,5 milioni. Una volta garantiti i finanziamenti, il Vaticano fisserà la data di inizio dei lavori, non prima della fine del 2025, anno di Giubileo. Inizialmente era prevista un'inaugurazione per il 2027, 500 anni dopo il sacco di Roma, evento durante il quale morirono 147 guardie al servizio di Papa Clemente VII.
«California»
I dormitori hanno posto per una decina di persone. Il luogo è umido e senza aria condizionata. Fra le guardie sono stati soprannominati «California», a causa dell'intenso calore che vi regna durante l'estate.
La ristrutturazione è necessaria anche perché nel 2015 è stato deciso di aumentare il numero di guardie da 110 a 135. «Dopo una prima analisi, è stato chiaro che un rinnovamento completo dello stabile è indispensabile», ha spiegato Jean-Pierre Roth, presidente della fondazione, al portale internet Salzburg.
«Data del 19esimo secolo, l'umidità è un problema, così come il riscaldamento. Fa freddo in inverno, caldo d'estate e i costi d'esercizio sono elevati», ha aggiunto Roth.
La firma della convenzione è avvenuta in presenza del segretario di Stato di Papa Francesco, Pietro Parolin, del presidente della fondazione Jean-Pierre Roth e dell'ambasciatore svizzero in Vaticano Denis Knobel, oltre che del comandante delle guardie pontificie Christoph Graf.