Svizzera No con il 68% dei voti all'iniziativa sulla giustizia

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28.11.2021 - 17:45

Immagine d'illustrazione
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dpa

Non deve essere la dea bendata a scegliere i giudici federali. Questo il verdetto dell'appuntamento con le urne, in cui i cittadini erano chiamati a decidere se designare tramite estrazione a sorte i magistrati, in nome di una maggiore indipendenza. 

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Una proposta che però non ha convinto il popolo, il quale ha preferito lasciare l'elezione nelle mani del Parlamento come avveniva finora.

Che la strada per l'iniziativa «Per la designazione dei giudici federali mediante sorteggio (Iniziativa sulla giustizia)», questa l'esatta denominazione, fosse tutta in salita lo si era già intuito dal dibattito parlamentare. Sia al Consiglio nazionale (191 no contro 1 sì e 4 astenuti) sia gli Stati (44 no a zero) era in effetti andato in scena un raro cappotto.

Alla fine gli svizzeri hanno bocciato il testo con il 68,1% dei voti, mentre la partecipazione si è attestata al 63,9%. Nonostante la sconfitta chiara, la quota di favorevoli è comunque abbastanza cospicua da immaginare che il dibattito sull'indipendenza della magistratura elvetica continuerà in futuro, con qualche cambiamento che sembra già prospettarsi.

Campo del no fa en plein

L'iniziativa era però troppo ambiziosa per avere speranze. Lo dimostra il rosso acceso – sinonimo di bocciatura – di cui si è tinta la cartina svizzera man mano che arrivavano i risultati definitivi dei vari Cantoni. Tutti alla fine si sono schierati dalla parte dei contrari, in diversi anche con percentuali superiori al 70%.

I più scettici sono stati Appenzello Interno (77,8%), Vaud (75,1%) e Uri (72,6%). I meno categorici sono invece stati Giura (62,5%), Ticino (63,4%) e Friburgo (63,9%). Nei Grigioni i no sono stati il 66,4% delle schede.

Tutti i Cantoni contrari
Tutti i Cantoni contrari
Keystone / ATS

Elezione contro sorteggio

La scelta dei giudici del Tribunale federale (TF) resta quindi appannaggio dell'Assemblea federale plenaria, ovvero il Parlamento, che si vede sottoporre dalla propria Commissione giudiziaria le candidature. Le nomine durano sei anni, periodo al termine del quale si svolgono le elezioni per il rinnovo integrale.

Gli aspiranti giudici ad oggi devono essere affiliati politicamente per poter ambire all'investitura: per tradizione i parlamentari cercano poi di bilanciare le forze politiche in sede di designazione, tenendo anche conto di altri parametri quali ad esempio il sesso o la lingua.

I promotori dell'iniziativa, la cui mente era in particolare l'imprenditore di Zugo Adrian Gasser, chiedevano di abbandonare tale procedura per passare a un semplice sorteggio. Sarebbe spettato a una commissione peritale indipendente – formata da membri incaricati dal Consiglio federale – pronunciarsi sui profili idonei a prendere parte a questo faccia a faccia con il fato.

Inoltre, il testo contemplava l'abolizione della rielezione (per evitare pressioni e ingerenze esterne), consentendo ai giudici di tenersi stretta la poltrona fino a cinque anni dopo aver raggiunto l'età di pensionamento, a meno di destituzioni dovute a gravi violazioni o perdite di capacità.

L'obiettivo degli iniziativisti era di permettere a chiunque di candidarsi al TF, anche senza appartenere a un partito. A loro giudizio, la prassi attuale non rispetta il principio fondamentale della separazione dei poteri e pregiudica l'indipendenza del sistema. Inoltre, così facendo si preclude anche ai candidati più qualificati, in assenza di agganci politici, di diventare giudici federali, declassando a criterio di serie B le competenze professionali.

Bene ma...

Soddisfazione è stata espressa dai principali interessati, ovvero l'Associazione svizzera dei magistrati (ASM). Essa ha accolto favorevolmente l'esito dello scrutinio, ritenendo che l'iniziativa non avrebbe risolto in maniera convincente le lacune esistenti. A suo parere ora andranno però affrontati vari punti controversi, fra cui la rielezione periodica.

«È difficile vincere quando si hanno tutti i partiti contro», ha invece commentato l'avvocato e sostenitore dell'iniziativa Philip Stolkin. Trinceratosi inizialmente dietro il silenzio, Gasser ha dal canto suo detto all'agenzia Keystone-ATS che intende far ripetere il voto, ritenendo che fosse impossibile informare la popolazione sugli abusi del sistema giudiziario in così poco tempo e parlando di sabotaggio di media e governo ai suoi danni.

In arrivo riforme

Malgrado il fallimento dell'iniziativa, riforme minori del sistema sono come detto nell'aria. La Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati ha infatti depositato un'iniziativa parlamentare per chiedere che la Commissione giudiziaria possa istituire e consultare un comitato di esperti per assisterla nella procedura di selezione.

Inoltre, la stessa Commissione giudiziaria ha deciso recentemente di rivedere la sua pratica attuale per valutare l'eventuale nomina di giudici federali non schierati politicamente. Lo stesso organo teoricamente potrebbe anche apportare delle correzioni per quel che concerne la tassa di mandato, ovvero l'usanza – comunque non iscritta nella legge – per cui i giudici sono soliti versare parte della propria retribuzione al partito.