La Chiesa cattolica ha registrato più di 31'700 allontanamenti nel 2019, un esodo record. E questa tendenza negativa prosegue anche all’interno della Chiesa evangelica riformata di Svizzera: la percentuale di seguito dei fedeli tra la popolazione è crollata al 22,5%. Una cifra storicamente bassa.
Un altro gruppo, invece, non smette di ampliarsi: quello delle persone atee. Nel 2019, circa un terzo della popolazione non era più religiosa, come mostra l’ultimo censimento federale. I non credenti sono già il secondo gruppo più importante del paese, dopo i cattolici, e hanno anche superato i fedeli della Chiesa evangelica riformata. Questo fenomeno è ancora più notevole considerando che, 50 anni fa, la quasi totalità degli abitanti del paese apparteneva a una delle due grandi chiese nazionali.
«Beninteso, questa evoluzione non è positiva», rileva Dominic Wägli, responsabile della comunicazione della Chiesa evangelica riformata di Svizzera (CERiS). «La situazione della Chiesa dipende anche – come per qualunque istituzione – dal numero di membri.» Ma non è l’unico criterio, sottolinea: anche la qualità dei servizi forniti ai fedeli viene presa in considerazione.
«La Chiesa non ha più necessariamente il monopolio del mondo spirituale»
Per spiegare l'accaduto, Dominic Wägli può soltanto fare delle ipotesi. L’impegno della Chiesa a favore dell’iniziativa per multinazionali responsabili l’anno scorso non è certamente stato accolto bene da tutti, dichiara. «Alcuni hanno detto: "Non è più la mia Chiesa"». Più generalmente, aggiunge, il mondo religioso deve affrontare una concorrenza crescente: «La Chiesa non ha più necessariamente il monopolio della sfera spirituale». Che sia attraverso la meditazione o le passeggiate nella foresta, le persone oggi hanno diverse maniere di vivere un’esperienza spirituale, spiega.
Il profilo tipo del candidato che abbandona: giovane, di sesso maschile, con studi superiori alle spalle
Sul fronte dei cattolici, invece, è più chiaro il tipo di persona che si allontana dalla Chiesa. Urs Winter-Pfändler studia questo fenomeno all’Istituto svizzero di sociologia pastorale (SPI) di San Gallo, che è sostenuto dalla chiesa Cattolica. «Il profilo tipo del candidato all'abbandono è uomo e ha tra i 25 e i 35 anni», afferma. Le persone che lasciano la chiesa tendono ad aver fatto degli studi superiori e a vivere in un contesto urbano.
Una delle ragioni per la quale le persone lasciano la Chiesa precisamente a quest’età potrebbe essere l’imposta ecclesiastica: «Dopo gli studi, queste persone riscuotono il loro primo salario e questa tassa li infastidisce», spiega il teologo e psicologo, che aggiunge che le persone di questa fascia d’età sono spesso senza figli, cosa che agevola ugualmente l’uscita dalla Chiesa.
Urs Winter-Pfändler sostiene anche che la società in generale è diventata più laica e più individualista: «Le persone non hanno più lo stesso sentimento di appartenenza alle organizzazioni, che si tratti della Chiesa o di un'associazione.» Questo fatto rappresenta secondo lui un’altra sfida per la Chiesa.
«I casi di abusi sessuali sono nefasti per la Chiesa»
Anche la copertura mediatica negativa che riguarda la Chiesa ha un effetto: così, gli abbandoni si sono moltiplicati nel 2009 e 2010, quando la Fraternité Saint-Pie-X ha fatto parlare di sé. A ciò si aggiungono beninteso le numerose rivelazioni di molestie sessuali commesse da alcuni membri del clero in diversi paesi. «I casi di abusi sessuali sono nefasti per la Chiesa», indica Winter-Pfändler in riferimento agli abbandoni.
Nel corso degli ultimi tre anni, è stato registrato un nuovo esodo. Le discussioni sul ruolo delle donne nella Chiesa e sull’accesso dei divorziati risposati alla comunione hanno fatto allontanare alcuni fedeli dalla Chiesa, spiega ancora l'esperto. Un altro dato manca a questa lista: lo scorso anno, in Svizzera si è di nuovo accesa la polemica della questione del «matrimonio per tutti», un altro tema controverso.
Tuttavia, secondo il teologo, la Chiesa non deve tentare di soddisfare tutti per trattenere i suoi membri: «Deve restare fedele a se stessa. Ma potrebbe spiegare meglio la sua posizione».
Per numerosi membri della Chiesa, il più grande problema è costituito dalla mancanza di credibilità: le persone non apprezzano affatto che si faccia il contrario di ciò che si predica. «Soprattutto per quanto riguarda gli scandali di abusi sessuali, la Chiesa ha fatto degli errori.» Per il teologo, questi atti devono essere riconosciuti e digeriti.
Il Vangelo come «argomento fondamentale»
Anche Rita Famos, che dall’inizio dell’anno è la prima donna a capo della Chiesa riformata, è preoccupata da questi allontanamenti. Sulla SRF, ha riassunto la questione che la affligge: «Come possiamo fare in modo che i nostri membri restino fedeli alla nostra Chiesa in un’epoca in cui non è più un fatto acquisito?».
«Dobbiamo valorizzare ancora di più i nostri temi fondamentali», spiega Dominic Wägli, portavoce del CERiS. «Noi proclamiamo il Vangelo, che dovrebbe dare speranza alle persone.» Lo yoga, per esempio, non permette questo, afferma. La differenza con le altre offerte spirituali si riflette ugualmente nell’importanza che il Consiglio federale concede alle Chiese. Le messe sono sempre autorizzate e possono accogliere 50 persone al massimo, anche se in alcuni cantoni il limite è inferiore. I centri di yoga sono invece chiusi.
«Dopotutto, abbiamo tutti dovuto cambiare le nostre abitudini di fronte alla pandemia»
La nuova presidente del CERiS vorrebbe raggiungere maggiormente i giovani, ma anche promuovere la digitalizzazione – in un contesto in cui la pandemia gioca un ruolo di accelerazione. «Anche la Chiesa ha dovuto procedere a dei cambiamenti», afferma Dominic Wägli, che precisa che i social network ed altri canali virtuali possono giustamente servire a raggiungere meglio i giovani.
I praticanti tradizionali hanno anche apprezzato le messe online, osserva: «Dopotutto, abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini a causa della pandemia».
«La pandemia di Covid-19 sarà un test decisivo per la Chiesa»
Ma le proposte online possono davvero sostituire le messe collettive in Chiesa? «Non in tutti i casi», riconosce Wägli. Malgrado tutto, prosegue, il CERiS consiglia anche di restare in guardia sulle messe in presenza, mentre tutti gli altri formati – come le messe online o le visite a domicilio di un pastore – devono essere oggetto della stessa attenzione. Per Dominic Wägli, una cosa è sicura: «La pandemia di Covid-19 sarà un test decisivo per la Chiesa».
L'evoluzione del numero di allontanamenti dalla Chiesa nel 2020, un anno caratterizzato dalla pandemia, non è ancora stata determinata. Urs Winter-Pfändler, tuttavia, rileva che i fedeli che hanno voltato le spalle alla Chiesa cattolica sarebbero stati di più nel 2019 che nel 2020. «La pandemia ha generato numerose conseguenze. In questo contesto, forse alcuni hanno visto che la Chiesa poteva essere benefica per loro».