Terzo inverno col Covid «La pandemia è finita? La Svizzera deve rimanere vigile»

Di Andreas Fischer

3.1.2023

La scienziata Tanja Stadler non si aspetta più grandi ondate di Covid, ma esorta alla vigilanza.
La scienziata Tanja Stadler non si aspetta più grandi ondate di Covid, ma esorta alla vigilanza.
archivio Keystone

Il tema del Covid difficilmente riesce ancora a far breccia nella popolazione svizzera. Ma anche se la pandemia viene dichiarata finita, la scienza non è priva di preoccupazioni, come spiega l'esperta Tanja Stadler.

Di Andreas Fischer

3.1.2023

A parte in Cina, la pandemia di Covid si può considerare finita. Anche sempre più scienziati lo stanno ammettendo. In Germania, ad esempio, il noto virologo Christian Drosten ha dichiarato di recente in un'intervista al «Tagesspiegel»: «Questo inverno stiamo vivendo la prima ondata endemica del SARS-CoV-2. Secondo me la pandemia è finita».

Dal canto suo Tanja Stadler, esperta di Covid del Politecnico federale di Zurigo, ha espresso un'opinione simile sul «Tages-Anzeiger»: «Il tempo delle ondate di Omicron estremamente grandi sembra essere finito. Il virus non riesce più a infettare l'80% della popolazione in un breve periodo di tempo come succedeva all'inizio del 2022».

Situazione difficile per la Cina

Stadler, che ha guidato la Task force scientifica Covid elvetica e da novembre dirige un nuovo comitato consultivo, precisa tuttavia che è solo una «questione di definizione» se si possa già parlare di «fase endemica»: «Se diciamo che solo il 10-25% delle persone è infetta, si tratta comunque di grandi numeri».

Ma in Svizzera il pericolo di un'altra grande ondata di Covid sembra per il momento scongiurato.

La situazione è diversa in Cina, dice la matematica e biostatistica: «I prossimi mesi saranno molto difficili per il Paese». Lì, infatti, le persone sono «molto sensibili» quando si parla di Covid, a causa della precedente politica sul tema e del basso tasso di vaccinazione.

Secondo stime non confermate ufficialmente, 248 milioni di persone, pari al 18% della popolazione cinese, sono state infettate nelle prime tre settimane di dicembre.

Alcuni scienziati avvertono che nuove e pericolose mutazioni del SARS-CoV-2 potrebbero formarsi in questa situazione. Stadler, tuttavia, non si aspetta alcun impatto sul tasso di infezione nel Paese. «Credo che non sia molto alto il rischio che nei prossimi mesi possa emergere in Cina una variante completamente nuova, che possa aggirare l'immunità esistente della popolazione in Europa».

Tenere sotto controllo

Ma il virus è molto libero di mutare in Cina. «Non vengono selezionati in modo specifico i virus che sfuggono a una difesa immunitaria già esistente», spiega la scienziata. Ma Stadler ritiene «molto importante avere una visione d'insieme di ciò che sta accadendo con il Sars-CoV-2. Così possiamo essere pronti nel caso, ad esempio, arrivi una nuova variante».

Il monitoraggio delle acque reflue o il sequenziamento dei campioni è quindi ancora indicato.

Stadler non se la sente quindi di dare un totale via libera. Bisogna tenere presente, ad esempio, che «il Long Covid può manifestarsi anche dopo una reinfezione».

L'esperta personalmente indossa una mascherina protettiva «ogni volta che potrei entrare in stretto contatto con molte persone al chiuso, ad esempio sui mezzi di trasporto pubblico o quando faccio la spesa». Ma è importante «che le persone conoscano il loro rischio e decidano da sole se e come proteggersi».