Votazione federale Materiale bellico, niente da fare per l'iniziativa

29.11.2020

Immagine d'illustrazione
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archivio Keystone

Niente da fare per l'iniziativa «Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico»: con il 57,45% di «no», gli svizzeri si sono opposti all'estensione del divieto di finanziamento già esistente e che riguarda attualmente le armi di distruzione di massa.

La partecipazione si è attestata al 46,40%.

In totale i voti contrari alla modifica costituzionale promossa dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) e dai giovani Verdi sono stati 1'460'755, mentre i favorevoli 1'081'731.

Testo bocciato dalla maggioranza dei cantoni

Il testo che intendeva proibire alla Banca nazionale svizzera (BNS), alle fondazioni e alle casse pensioni di investire nelle imprese che realizzano oltre il 5% del loro giro d'affari annuo con la fabbricazione di materiale bellico è stato pesantemente respinto nei cantoni di Nidvaldo (75,18% di "no"), Svitto (74,24%), Obvaldo (72,58%) e Uri e Appenzello Interno (entrambi con il 71,23%).

Hanno votato contro il testo anche Ticino e Grigioni rispettivamente nella misura del 55,21% e del 61,26%. Vaud si è espresso contro il testo con solo il 50,79% dei voti.

Ad approvare la proposta sono stati, Basilea Città (57,92% di "sì"), Giura (55,01%), Ginevra (53,12%) e Neuchâtel (52,27%).

Cosa chiedeva l'iniziativa

L'iniziativa chiedeva inoltre che la Confederazione si adoperasse a livello nazionale e internazionale affinché venissero applicate condizioni analoghe a banche e assicurazioni. Già nel 2009 un'altra iniziativa del GSsE che auspicava il divieto di esportare materiale bellico è stata bocciata dal 68,2% degli elettori.

Il Consiglio federale e il Parlamento, che hanno raccomandato di bocciare l'iniziativa "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico", hanno sostenuto fosse eccessiva, in quanto avrebbe limitato troppo la libertà di manovra della BNS e degli istituti previdenziali.

Secondo l'esecutivo avrebbe ridotto i rendimenti dell'AVS/AI e delle casse pensioni, e avrebbe minacciato la piazza finanziaria svizzera e indebolito l'industria svizzera e le sue piccole e medie imprese (PMI).

Risultato deludente

Il comitato di iniziativa, secondo il quale finanziando i produttori di materiale bellico, la Svizzera indebolisce il suo stesso operato visto che da sempre tenta di contribuire alla risoluzione pacifica di conflitti armati, si è detto molto deluso del risultato odierno.

Il "no" alla proposta di modifica costituzionale "non ci sorprende tanto, ma è molto deludente", ha detto a Keystone-ATS Julia Küng, copresidente dei Giovani verdi.

"In realtà avevamo la sensazione di essere più forti dei sostenitori del no in termini di contenuti nella preparazione". È tanto più frustrante, per il fatto che maggioranza dell'elettorato non se ne sia accorta, ha detto.

Non così negativo nel considerare il risultato odierno si è invece mostrato Thomas Bruchez, segretario del GSsE facendo notare che "c'è comunque un'approvazione di circa il 40%". "Una parte della popolazione ci ha ascoltati", ha detto considerando la percentuale di voti favorevoli.

Bruchez ha tenuto a sottolineare che il comitato d'iniziativa si è trovato di fronte a lobby economiche "estremamente potenti" e al Consiglio federale.

Ha rilevato anche un contesto complicato legato alla pandemia di coronavirus. "È stato difficile fare una buona campagna, andare sul campo", ha detto Bruchez. Questi ha puntato il dito contro "una campagna della paura degli oppositori che hanno cercato di far credere che l'iniziativa colpisse soprattutto le PMI, il che è una menzogna", ha puntualizzato.

Bruchez ha fatto rifermento anche all'altra iniziativa "Per imprese responsabili" che ha preso "molto spazio" nei dibattiti. "Abbiamo sofferto, c'è stato poco dibattito sulla nostra iniziativa", si è rammaricato.

Soluzioni troppo estreme

Molto soddisfatto si è detto il comitato borghese (PLR, UDC, PPD, PBD) contro l'iniziativa, sottolineando che il testo sarebbe stato difficile da attuare.

La proposta, secondo la consigliera nazionale Maja Riniker (PLR/AG), proponeva soluzioni estreme. In questi tempi di Covid-19 "avrebbe rappresentato un onere supplementare per l'economia", ha affermato.

Respingendo l'iniziativa, gli svizzeri hanno mostrato il loro attaccamento a una piazza economica forte, secondo Carmelo Laganà, responsabile supplente Romandia di economiesuisse.

L'introduzione di una quota rigida nella Costituzione per le imprese che fabbricano beni a doppio uso è senza dubbio stato giudicato esagerato e nefasto per l'economia.

Inoltre il testo del Gruppo per una Svizzera senza esercito e dei Giovani verdi avrebbe posto grosse difficoltà per il sistema di previdenza che avrebbe dovuto affrontare ancora più burocrazia.

"La svolta verso una piazza finanziaria più sostenibile è già stata presa e gli svizzeri lo hanno capito", secondo Laganà.

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