Sessione speciale «No» a più trasparenza nelle attività dei lobbisti

ATS

30.10.2020 - 18:12

Tutto rimane com'è per i lobbisti che frequentano Palazzo federale.
Tutto rimane com'è per i lobbisti che frequentano Palazzo federale.
Source: KEYSTONE/ALESSANDRO DELLA VALLE

Un progetto andato ben oltre le intenzioni del suo propugnatore, l'ex «senatore» Didier Berberat (PS/NE). Questa la motivazione che ha spinto oggi una maggioranza del Consiglio nazionale a respingere la proposta di più trasparenza nelle attività dei lobbisti.

Dal momento che il progetto, elaborato dal Consiglio degli Stati, è stato respinto per la seconda volta durante il voto sul complesso, il dossier è liquidato, come ha tra l'altro ricordato la presidente del Nazionale, Isabelle Moret (PLR/VD).

D'altronde il risultato non ha veramente sorpreso. Come indicato da Marco Romano (PPD/TI) illustrando la posizione del suo gruppo, il disegno di legge all'esame del parlamento «va ben oltre le intenzioni dell'autore dell'iniziativa parlamentare». Parole pesanti come macigni sfociate alla fine su un voto negativo che archivia quattro anni di lavori.

Progetto troppo complesso da applicare e burocratico

Dopo essere entrati in materia e aver discusso articolo per articolo il progetto, il plenum ha quindi preferito optare per lo status quo giudicando il progetto troppo complesso da applicare e burocratico.

Attualmente, i deputati hanno la possibilità di far accreditare due persone esterne, siano essi collaboratori personali oppure rappresentanti di gruppi di interesse. Questa regolamentazione è però stata più volte criticata.

Con il suo atto parlamentare, Berberat chiedeva l'accreditamento obbligatorio per i lobbisti e l'adozione di un eventuale limite alla loro presenza sotto il «Cupolone», prendendo spunto da quanto già avviene per i giornalisti che seguono da vicino l'attività parlamentare.

Su cosa puntava la nuova normativa

Con la nuova normativa, si intendeva istituire un registro degli accreditamenti in cui i lobbisti erano tenuti a indicare il nome del datore di lavoro e i loro mandati. Inoltre un numero limitato di lobbisti avrebbe ricevuto l'autorizzazione ad accedere a Palazzo federale per la durata della sessione.

La destra ha sempre criticato il progetto giudicandolo troppo burocratico. Non c'è bisogno di più trasparenza nei corridoi di palazzo dal momento che si vede benissimo chi discute con chi, anche perché è soprattutto fuori dal Palazzo federale che agiscono i lobbisti.

Il campo rosso-verde si è sempre battuto per una maggiore trasparenza, anche a livello di indennizzi per i parlamentari. A suo avviso, i cittadini devono sapere quali interessi si nascondano dietro ai lobbisti che hanno accesso al Parlamento.

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