Guerra in UcrainaLa politica delle sanzioni di Berna verso Mosca è oggetto di critiche. Su cosa la Svizzera non segue l'UE?
hanke, ats
17.2.2024 - 14:01
Dallo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, la Svizzera ha ripreso i dodici pacchetti di sanzioni finora adottate dall'UE. Su alcuni punti il Consiglio federale si è però discostato da Bruxelles, una decisione che ha suscitato discussioni e critiche a livello internazionale.
Keystone-SDA, hanke, ats
17.02.2024, 14:01
17.02.2024, 14:05
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L'adozione di sanzioni è una reazione alle incessanti azioni destabilizzanti della Russia, che mettono a rischio l'integrità territoriale, la sovranità e la sicurezza dell'Ucraina, ha dichiarato recentemente il Consiglio federale. Tutti i partiti le sostengono, ad eccezione dell'UDC, che le considera una violazione della neutralità.
Su alcuni punti, il governo si è discostato dall'UE e ha attuato soluzioni che tengono conto della situazione specifica della Svizzera, ha spiegato la Segreteria di Stato dell'economia (Seco) a Keystone-ATS poco prima del secondo anniversario dell'invasione russa.
Nell'agosto 2022, ad esempio, il Consiglio federale ha sottolineato la determinazione della Svizzera a contribuire alla lotta contro le crisi alimentari ed energetiche mondiali.
Nel novembre 2022 ha deciso quindi di autorizzare l'acquisto di alcuni fertilizzanti a condizione che le merci fossero destinate a un Paese terzo. Secondo la Seco, questa decisione si basa sulla particolare importanza della Svizzera nel commercio globale di fertilizzanti.
Trasferimenti di soldi
L'UE ha vietato la diffusione delle emittenti russe RT e Sputnik nel marzo 2022. Il Consiglio federale invece ha ritenuto più efficace contrastare le dichiarazioni fuorvianti con i fatti piuttosto che vietarle.
Per questo motivo ha deciso di non ritirare le licenze di diffusione, nonostante i due canali siano «strumenti di propaganda russa».
Il 12° pacchetto di sanzioni dell'UE comprende l'obbligo di dichiarazione per i trasferimenti di fondi dall'UE da parte di società controllate da cittadini russi o da persone fisiche o giuridiche stabilite in Russia.
Per il momento, il Consiglio federale ha deciso di non introdurre questo obbligo in Svizzera, ma la Seco afferma che tale misura è ancora allo studio.
Rifiuto di partecipare alla taskforce
Ad aprile, il Consiglio federale ha comunicato agli ambasciatori dei Paesi del G7 che la Svizzera non avrebbe partecipato alla task force internazionale incaricata di rintracciare i beni russi.
A seguito di questa decisione, la Svizzera è stata sottoposta a pressioni internazionali: a giugno, la cosiddetta Commissione di Helsinki, un organo del governo e del parlamento degli Stati Uniti, ha criticato la politica di sanzioni della Confederazione. Il Comitato di politica estera del Consiglio degli Stati ha respinto questa critica.
Interrogata sull'argomento, la Seco ha indicato che un gruppo di lavoro guidato dall'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha informato il Consiglio federale nel febbraio 2023 della sua analisi secondo cui la confisca di beni privati di origine legale sarebbe contraria alla Costituzione federale.
Materie prime
Anche le «falle» nel regime sanzionatorio svizzero nel settore delle materie prime hanno suscitato critiche. Nell'aprile 2022, ad esempio, l'ONG Public Eye ha sottolineato che la Svizzera è un hub centrale per il carbone russo. Tre quarti delle esportazioni russe di carbone passerebbero da Zugo e dalla Svizzera orientale. I gruppi di materie prime con sede in Svizzera sarebbero anche i maggiori acquirenti di greggio russo.
Nel secondo anniversario dell'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, Public Eye ha fatto il punto sulle sanzioni imposte dalla Confederazione.
Secondo l'organizzazione, le caratteristiche peculiari della Svizzera e l'importanza geopolitica della sua piazza finanziaria e del commercio di materie prime sono state deliberatamente sminuite. Inoltre, non ci sono praticamente procedimenti per violazione delle sanzioni, aggiunge l'associazione.
Nuove inchieste
Recentemente è emerso che la Seco sta indagando su diversi casi di presunte violazioni delle sanzioni commesse all'estero da filiali di società svizzere di trading di materie prime. Interrogata in merito, la Seco ha dichiarato di non poter fornire ulteriori informazioni a causa del procedimento in corso.
La Seco si è anche rivolta al Ministero pubblico della Confederazione (MPC). Secondo la legge sugli embarghi, ciò è possibile solo in casi particolarmente gravi. Interpellato da Keystone-ATS, l'MPC ha dichiarato di essere in stretto contatto con la Seco, l'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) e altri partner. Attualmente sono in corso vari chiarimenti.