Pandemia Situazione tesa, Masserey: «Solo col vaccino si sconfiggerà il virus»

cp, ats

31.8.2021 - 15:55

Virginie Masserey e Linda Nartey (a sinistra della foto) durante l'incontro odierno coi media.
Virginie Masserey e Linda Nartey (a sinistra della foto) durante l'incontro odierno coi media.
Keystone

Per ridurre l'incidenza del Covid, che interessa al momento soprattutto le persone tra i 30 e i 50 anni, molte delle quali ricoverate anche se in buona salute, è necessario vaccinarsi adesso, prima dell'autunno, per evitare di mettere sotto pressione gli ospedali.

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Lo ha dichiarato Virginie Masserey dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) durante il consueto incontro coi media per fare il punto sulla situazione pandemica in Svizzera, precisando che ci vogliono sei settimane per essere completamente immunizzati e contribuire così all'abbassamento delle infezioni. In autunno, se così non fosse, il virus avrebbe campo libero, anche per mutare.

Stando a Masserey, diversi studi hanno ormai provato che la trasmissione del virus tra i vaccinati – specie in famiglia – è molto meno accentuata, si riduce fino al 70-90%. Il virus rimane meno a lungo nelle vie respiratorie ed è meno presente in generale nell'organismo. Se la copertura vaccinale cresce, diminuiscono anche le infezioni.

Il vaccino, tra l'altro, fornisce una copertura migliore rispetto a un'infezione, che tra l'altro può sfociare in una grave malattia. Le persone vaccinate ricoverate sono soprattutto anziani con malattie pregresse.

Personale ospedaliero preoccupato

Anche se il numero di decessi non è elevato, il personale ospedaliero osserva con preoccupazione l'aumento dei ricoveri, specie in cure intense: in alcuni casi, operazioni non urgenti sono state rinviate e pazienti Covid sono stati trasferiti da un nosocomio all'altro.

Il personale, già sollecitato nei mesi scorsi, è sotto pressione. Inoltre, per far fronte ai pazienti Covid, il personale di altre unità deve essere dirottato verso le cure intensive, e quindi manca altrove.

Oltre il 90% di chi è in ospedale non è vaccinato

Più del 90% delle persone ricoverate in ospedale non sono vaccinate, sono spesso più giovani rispetto alle persone ospedalizzate durante le ondate precedenti e non soffrono di una malattia cronica.

La metà dei pazienti non vaccinati attualmente ricoverati con Covid-19 ha meno di 53 anni, ha specificato Masserey. I pazienti vaccinati sono più anziani e spesso soffrono già di una malattia cronica.

Si riprende a vaccinare di più

Per quanto attiene alle vaccinazioni, i dati indicano che al momento quasi il 52% della popolazione è completamente immunizzata. Il 62% degli adulti lo è del tutto. Il 18% dei giovani tra i 12 e i 17 anni ha ricevuto le due dosi canoniche di vaccino.

Un dato incoraggiante: dopo la stagnazione degli ultimi mesi, sempre più persone si annunciano per farsi immunizzare. Attualmente vengono eseguite 22.000 vaccinazioni al giorno.

Più attenzione alle regole d'igiene

Per ridurre le infezioni e i ricoveri, oltre alla vaccinazione, Masserey ha ricordato sulla necessità di rispettare le regole igieniche e di distanziamento sociale. La mascherina va messa nei luoghi chiusi o affollati. Tuttavia, il modo più efficace per impedire al virus di circolare rimane la vaccinazione, ha insistito.

Circa gli effetti indesiderabili del vaccino, la funzionaria dell'UFSP ha sottolineato che le reazioni allergiche sono rare: la frequenza di simili sintomi è inferiore alle normali reazioni allergiche causate dalle punture di insetto o dagli alimenti. Rare anche le miocarditi.

Manca il personale specializzato

Nel suo intervento, Linda Nartey, medico cantonale di Berna e vice presidente dell'Associazione dei medici cantonali, ha dal canto suo fatto notare che è inutile aumentare il numero di posti letto in terapia intensiva se manca il personale specializzato – diverse persone hanno lasciato la professione, ha spiegato – per curare i pazienti gravi.

Il problema, secondo Nartey, è che al momento gli ospedali guardano con preoccupazione alla situazione attuale, con l'incidenza del virus superiore agli Stati vicini. «Anche se al momento la situazione sembra stabilizzarsi, sappiamo per esperienza che tutto può cambiare in peggio in tempi brevi. Insomma, siamo preoccupati; la situazione è seria», ha sostenuto.

«Ci vuole più solidarietà»

A detta di Nartey «ci vuole maggiore solidarietà evitando soprattutto di mettere in concorrenza le persone che abbisognano di cure intense con altre che si sono ammalate di Covid-19, quando avrebbero potuto evitarlo. Usciremo solo assieme da questa situazione», ha sottolineato Nartey. Tutti devono fare la loro parte.

Con 85 nuovi ricoveri al giorno, il numero dei nuovi pazienti è stabile da una settimana. Ma la situazione rimane tesa. L'occupazione delle unità di terapia intensiva è in aumento, con 264 persone. I decessi sono in aumento nelle ultime due settimane, con una media di 6 al giorno.

Scuole, più coordinamento tra Cantoni?

Per quanto riguarda le misure nelle scuole, i Cantoni sono favorevoli a una regolamentazione nazionale, secondo Nartey. Non è ancora chiaro se si debba introdurre l'obbligo o meno della mascherina, ma «in futuro, sarebbe meglio avere una regolamentazione nazionale».

Stando a Virginie Masserey, «la Confederazione è molto preoccupata per i bambini». A tale riguardo, le autorità sono in contatto regolare con i direttori cantonali dell'educazione e la Conferenza dei direttori cantonali dell'educazione.