Geopolitica La Svizzera entra ufficialmente nel sistema di difesa aerea europeo «Sky Shields»

bt, ats

7.7.2023 - 14:24

Viola Amherd con i suoi due ospiti.
Viola Amherd con i suoi due ospiti.
Keystone

La Svizzera ha firmato oggi, venerdì, una dichiarazione d'intenti con Germania e Austria per la partecipazione all'iniziativa nel campo della difesa terra-aria continentale «European Sky Shields», nata sotto la spinta dei tedeschi.

Keystone-SDA, bt, ats

Alla presenza della consigliera federale Viola Amherd è stato inoltre siglato un accordo per promuovere la cooperazione in materia di ricerca nel settore degli armamenti.

Le firme sono giunte nel quadro di un incontro a Berna a cui hanno partecipato, oltre ad Amherd, il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius e quella austriaca Klaudia Tanner, si legge in una nota diffusa dal Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS).

Ecco di cosa hanno discusso 

Il colloquio si è focalizzato fra le altre cose sulla situazione della politica di sicurezza in Europa e sull'impatto della guerra in Ucraina. Oggetto delle discussioni sono pure stati i contributi militari dei tre Paesi a favore della pace e della stabilità nella regione dei Balcani occidentali e in Africa.

Un altro obiettivo del vertice era il potenziamento della collaborazione sul tema della politica di sicurezza. Come già emerso martedì, è stata sottoscritta una dichiarazione d'intenti riguardo all'iniziativa «European Sky Shields Initiative» (ESSI), lanciata da Berlino nell'agosto 2022. Con questo passo, Berna e Vienna raggiungono altri 17 Paesi europei.

Lacune contro i razzi a grandi altezze

L'ESSI mira a un migliore coordinamento dei progetti d'acquisto di difesa aerea e, se del caso, a un loro raggruppamento per sfruttare le economie di scala e l'interoperabilità. In tal modo sarà possibile cooperare negli ambiti della formazione, della manutenzione e della logistica.

Lo scopo è colmare le lacune della protezione attuale. In particolare, ci sono carenze contro i razzi balistici che raggiungono grandi altezze nelle loro traiettorie, così come nella difesa da droni e missili da crociera.

Come funzionerà per la Svizzera? Neutralità garantita?

Ciascuno Stato definisce dove e in che misura partecipare, sottolinea il DDPS. Al fine di escludere ad esempio il coinvolgimento in conflitti militari internazionali, la Svizzera e l'Austria hanno definito in una dichiarazione aggiuntiva le proprie riserve di diritto in materia di neutralità.

«Ogni coinvolgimento in conflitti militari internazionali è esplicitamente escluso», ha dichiarato Amherd durante una conferenza stampa a margine dell'incontro.

La ministra vallesana ha specificato che si è trattato di una decisione presa dal governo. «Non spetta al Parlamento esprimersi», ha aggiunto. Stando ad Amherd, la Svizzera intende essere più a stretto contatto con i suoi partner europei. A rendere necessario ciò, ha detto, è l'escalation in Ucraina, ma anche le tensioni in altre parti del mondo quali Kosovo, Sudan, Mali, Siria, Yemen e Afghanistan.

Con questo passo, Berna e Vienna raggiungono altri 17 Paesi europei, tra cui diversi membri della Nato. La lista, oltre alla Germania, comprende Regno Unito, Slovacchia, Lettonia, Ungheria, Bulgaria, Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia, Lituania, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Estonia e Norvegia. A febbraio hanno aderito al progetto pure Danimarca e Svezia.

S'è parlato anche di Ucraina

Nel corso dei colloqui con Germania e Austria è stato anche ribadito il prezioso lavoro che la Svizzera sta svolgendo in e per l'Ucraina malgrado non possa fornire armi, ha affermato Amherd. La Confederazione sta per esempio dando una mano nello sminamento.

La titolare del DDPS ha assicurato a Pistorius che continuerà a lavorare «per trovare soluzioni nel limite delle possibilità della Svizzera». Il Parlamento sta discutendo a proposito della cessazione dell'impiego di 25 carri armati da combattimento Leopard 2, che potrebbero così essere rivenduti al produttore tedesco Rheinmetall.

Ricerca militare, ma non solo

Pistorius davanti ai media a Berna ha applaudito la decisione del Consiglio nazionale di dare il via libera a questa operazione e ora spera che gli Stati facciano lo stesso in autunno.

D'altro canto, il ministro tedesco ha deplorato il recente no del Consiglio federale alla riesportazione di 96 panzer Leopard 1, che avrebbero «aiutato enormemente l'Ucraina».

I tre Paesi hanno poi firmato un accordo per rafforzare le sinergie nel ramo della ricerca e dello sviluppo in ambito militare. La Svizzera, spiega il DDPS, metterà a disposizione il proprio know-how e sarà coinvolta in uno scambio di esperienze e di competenze tecnologiche necessarie per meglio valutare i sistemi futuri dell'esercito, come nel settore dell'approvvigionamento energetico durevole e della robotica.