Guerra Keller-Sutter, revoca lo statuto S solo se in Ucraina c'è una normalizzazione

clsi, ats

12.10.2022 - 08:06

Karin Keller-Sutter ha dato mandato alla Segreteria di Stato della migrazione di esaminare con i Cantoni le questioni che si presenterebbero in caso di revoca dello statuto S. (Immagine d'archivio di ieri)
Karin Keller-Sutter ha dato mandato alla Segreteria di Stato della migrazione di esaminare con i Cantoni le questioni che si presenterebbero in caso di revoca dello statuto S. (Immagine d'archivio di ieri)
Keystone

La consigliera federale Karin Keller-Sutter ha preso posizione nella stampa indicando che una proroga dello statuto di protezione S per i profughi ucraini non è necessaria.

Keystone-SDA, clsi, ats

Se il Consiglio federale non lo revoca, può valere cinque anni prima di essere trasformato in un permesso B, ha detto.

In effetti, come noto, lo statuto S ha validità di un anno, estendibile fino a cinque, e permette il ricongiungimento famigliare e di recarsi all'estero e tornare in Svizzera senza autorizzazione di viaggio. Garantisce il diritto di soggiorno, di alloggio, di assistenza, di accesso alle cure mediche e di scolarizzazione dei bambini. I titolari dello statuto S possono inoltre, senza termine di attesa, esercitare un'attività lucrativa (anche indipendente).

Lo statuto sarà revocato solo se la situazione in Ucraina si normalizzerà, «ad esempio con un cessate il fuoco o un dispiegamento di truppe di pace come avvenuto in Bosnia o in Kosovo», ha spiegato la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia in un'intervista pubblicata oggi, mercoledì, dal quotidiano romando «Le Temps».

«Per essere pronti quando sarà il momento»

La liberale radicale ha già preso l'iniziativa dando mandato alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) di esaminare con i Cantoni le questioni che si presenterebbero in caso di revoca dello statuto S. «Non per dare il segnale che le persone devono presto tornare (nel loro paese), ma per essere pronti quando sarà il momento», ha detto.

Il rientro potrebbe essere organizzato in fasi con tempi di partenza diversi, come nel caso dei bosniaci: «Prima sono dovuti rientrare gli adulti da soli, poi le famiglie senza bambini e in seguito le famiglie con bambini», ha spiegato Keller-Sutter.