Votazione federaleUn comitato di donne: «Prima l'uguaglianza, poi la riforma dell'AVS»
fc, ats
22.8.2022 - 12:19
Prima di pensare ad aumentare l'età pensionabile delle donne è essenziale raggiungere una reale parità di genere nel mondo del lavoro. Lo esige un comitato di donne che invita a respingere la riforma AVS 21 in votazione il 25 settembre.
Keystone-SDA, fc, ats
22.08.2022, 12:19
22.08.2022, 12:22
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A causa di «anacronistiche» norme culturali vigenti, rigidità del mercato, e insufficienza di servizi di conciliabilità, a parità di formazione e competenze le donne non hanno le stesse opportunità di reddito degli uomini, ha sostenuto in una conferenza stampa tenutasi oggi a Berna Marialuisa Parodi, economista e co-presidente della Federazione associazioni femminili Ticino Plus (FAFTPlus).
La conseguenza: le donne percepiscono rendite pensionistiche ridotte. Considerati tutti e tre i pilastri (AVS, Cassa pensione e Terzo Pilastro) ottengono un rendita più bassa del 37% – quasi 20'000 franchi all'anno – rispetto agli uomini. Ciò è dovuto anche al fatto che lavorano sovente a tempo parziale per motivi familiari, spesso in settori a basso salario, e forniscono più lavoro non retribuito. Insomma, guadagnano circa 100 miliardi in meno all'anno sul mercato del lavoro rispetto agli uomini.
«Una donna su quattro riceve solo l'AVS e nessuna rendita del Secondo o Terzo Pilastro. Questa è una grande preoccupazione per noi donne contadine, perché ancor oggi la protezione sociale delle mogli, delle partner, delle madri e delle suocere che lavorano nell'azienda agricola non è ancora regolata dalla legge», ha aggiunto Nadia Graber, agricoltore biologica e infermiera diplomata.
Per la consigliera agli Stati Maya Graf (Verdi/BL) non è quindi accettabile che i risparmi generarti dalla riforma AVS 21 pesino ancora sulle spalle delle donne. Per la basilese, co-presidente di Alliance F, è chiaro che prima di aumentare l'età pensionabile per le donne bisogna trovare delle soluzioni per innalzare la loro rendita pensionistica.
Tra le piste evocate oggi in conferenza stampa da Graf c'è l'abolizione della deduzione di coordinamento fissa, ossia la parte inferiore del salario non assicurato nel quadro del secondo pilastro (attualmente fissata a 25'095 franchi, ndr). Ciò significa infatti che le persone che guadagnano poco o che hanno diversi salari bassi sono mal assicurate o addirittura escluse dalla previdenza professionale.
La consigliera nazionale Min Li Marti (PS/ZH) ha poi puntato il dito contro la mancata conciliazione tra lavoro e famiglia e l'attuale modello fiscale che penalizza le seconde retribuzioni aggravando ulteriormente la situazione. Dal suo punto di vista, l'introduzione dell'imposizione individuale non solo sfrutterebbe meglio il potenziale del lavoro femminile, ma migliorerebbe anche significativamente l'uguaglianza delle donne nella vita lavorativa.
Più in generale, il comitato chiede anche un'applicazione giuridicamente vincolante della parità salariale e la possibilità di infliggere sanzioni. Per raggiungere una vera uguaglianza nel mondo del lavoro occorrerà anche che le donne vengano adeguatamente rappresentate a tutti i livelli professionali, soprattutto nelle posizioni dirigenziali.
Le classifiche comparative internazionali del resto non mentono: la Svizzera ottiene brutti voti in termini di raggiungimento della parità di genere. Andare in pensione un anno prima oggi significa quindi compensare gli svantaggi esistenti. Per questo motivo il comitato dice «'no' a questa riforma prematura e ingiusta dell'AVS 21».
La riforma AVS 21
La riforma AVS 21 è stata adottata lo scorso dicembre dal Parlamento; già prima che finissero i dibattiti, sinistra e sindacati avevano annunciato il referendum. Scopo del Parlamento e del Consiglio federale è garantire il finanziamento del Primo pilastro fino al 2030, in particolare mediante l'aumento dell'età pensionabile per le donne e l'incremento dell'IVA di 0,4 punti.
L'innalzamento a 65 anni dell'età pensionabile per le donne dovrebbe consentire di sgravare l'AVS di 1,4 miliardi di franchi nel 2030. L'aumento scatterà un anno dopo l'entrata in vigore della riforma e sarà progressivo (tre mesi ogni anno). Per la generazione transitoria sono previste misure per addolcire la pillola.
La riforma prevede anche la possibilità per tutti di anticipare o rinviare la totalità o una parte della rendita tra i 63 e i 70 anni, anche nella previdenza professionale. Le persone che rimarranno attive anche oltre i 65 anni riceveranno una rendita superiore visto che verserebbero contributi più a lungo.