La confermaAccarezzare i cani può aiutare le persone a ridurre lo stress
Covermedia
21.10.2022 - 16:03
Toccare cani reali aumenta l’attività nella corteccia prefrontale del cervello.
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21.10.2022, 16:03
21.10.2022, 16:07
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Si dice spesso che i cani sono i migliori amici dell'uomo e una nuova ricerca sembra dimostrarlo ancora una volta. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Basilea, in Svizzera, toccare i cani aumenta l’attività nella corteccia prefrontale del cervello.
«Il presente studio dimostra che l'attività cerebrale prefrontale in soggetti sani aumenta con l'aumentare della vicinanza interattiva con un cane o un animale di peluche, ma soprattutto nel contatto con il cane reale l'attivazione è più forte», scrivono gli autori.
«Questo indica che le interazioni con un cane potrebbero attivare più processi attentivi e suscitare un'eccitazione emotiva più forte rispetto a stimoli con esseri non viventi».
Per lo studio, il team ha misurato l'attività della corteccia prefrontale del cervello con la tecnologia di neuroimaging mentre 19 partecipanti guardavano un cane, tenevano lo stesso cane contro le gambe o accarezzavano l'animale.
Il test anche con un leone di peluche
Ciascuna di queste condizioni è stata eseguita anche con Leo, un leone di peluche che è stato riempito con una bottiglia d'acqua per adattarsi alla temperatura e al peso dei cani.
«I risultati hanno mostrato che l'attività cerebrale prefrontale era maggiore quando i partecipanti interagivano con i cani reali, e che questa differenza era maggiore durante l'accarezzamento, ovvero a confronto con condizione più interattiva», hanno continuato.
«Un’altra differenza fondamentale è che l'attività cerebrale prefrontale aumentava ogni volta che le persone interagivano con il cane reale. Questo non è stato osservato con interazioni successive con il leone di peluche, indicando che la risposta potrebbe essere legata alla familiarità o al legame sociale».
Guardando al futuro, il team spera di indagare sul modo in cui risultati possano avere implicazioni per la terapia clinica assistita dagli animali.
I risultati completi dello studio sono stati pubblicati su PLOS ONE.