Digitale & Lifestyle Alzheimer: l’emicrania triplica il rischio

CoverMedia

12.9.2019 - 16:09

Woman head inhands with a headache.

When: 10 Nov 2014
Woman head inhands with a headache. When: 10 Nov 2014
Source: Covermedia

Le donne che soffrono di mal di testa hanno maggiori probabilità di contrarre la sindrome di Alzheimer.

Soffrire di emicrania triplica il rischio di sviluppare una qualsiasi forma di demenza e quadruplica quello di essere colpiti dal morbo di Alzheimer, la più diffusa forma di demenza al mondo.

Lo rivela una ricerca canadese dell'Università dell'Ontario, che ha collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina e Centro per l'Invecchiamento dell'Università di Manitoba.

Gli studiosi hanno analizzato i dati di 679 partecipanti, tutte persone con un'età superiore ai 65 anni coinvolte nello studio Manitoba, delle quali conoscevano la storia clinica legata all'emicrania.

Tutti i volontari sono stati sottoposti a screening cognitivi all'inizio dello studio e cinque anni dopo, al termine del periodo di analisi.

Incrociando tutti i dati e tenendo presenti fattori come età, sesso, istruzione, depressione e altre variabili in grado di influenzare il rischio di demenza (come l'infarto del miocardio, il diabete, l'ictus e altre malattie), gli scienziati hanno osservato una significativa correlazione statistica tra il soffrire di emicrania e il rischio di sviluppare una forma di demenza, che è risultato triplo per chi ne è colpito.

Le probabilità di ammalarsi è invece risultato quadruplo se si considera il solo Alzheimer, che come indicato è la forma più comune di demenza. Nonostante i meccanismi vascolari coinvolti nella fisiologia dell'emicrania, non è emersa un'associazione statisticamente significativa fra l'emicrania e la demenza vascolare.

La scoperta migliorerà sicuramente l'approccio per i trattamenti preventivi delle patologie neurodegenerative.

«Non esiste ancora alcuna cura per il morbo di Alzheimer, quindi la prevenzione è la chiave», ha dichiarato la dottoressa Suzanne Tyas.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata International Journal of Geriatric Psychiatry.

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