Digitale & Lifestyle Andare all’università allunga la vita

CoverMedia

6.3.2020 - 16:09

Newly graduated students throwing their caps in the air _ Aberystwyth University graduation day 2008. Wales UK

When: 16 Dec 2008
Newly graduated students throwing their caps in the air _ Aberystwyth University graduation day 2008. Wales UK When: 16 Dec 2008
Source: Covermedia

Le probabilità di morte sono maggiori per il 13% delle persone che non continua gli studi, rispetto al 5% dei loro coetanei laureati.

Andare all’università ci rende più longevi, dicono i ricercatori della Yale School of Medicine e University of Alabama-Birmingham. I team di ricerca hanno analizzato due variabili incisive sull’aspettativa di vita di un individuo – razza etnica e livello di educazione – scoprendo che la più incisiva sulle probabilità di vivere più a lungo di una persona è quest’ultima.

Nello studio, cominciato 30 anni fa, sono stati coinvolti 5.114 individui di razza bianca e nera provenienti da 4 diverse città statunitensi. I partecipanti, che all’epoca avevano circa 20 anni, ora ne hanno circa 50. Di questi, 395 sono deceduti durante il corso della ricerca.

Secondo i risultati, il 13% dei decessi erano avvenuti tra le persone con un diploma di scuola superiore, mentre solo il 5% degli individui con una laurea universitaria era mancato.

Le differenze relative alla razza erano praticamente nulle, secondo i ricercatori: i casi di morte per chi non aveva conseguito un titolo di studio universitario si aggiravano intorno al 13.5% per le persone di razza nera e al 13.2% per i bianchi, durante lo stesso periodo di tempo.

Le cause di morte più comuni, in entrambi i casi, erano tumori e malattie cardiovascolari.

«Questi risultati sono solidi», dice Brita Roy, una delle autrici della ricerca. «Perché indicano che migliorare la parità d’accesso e la qualità dell’educazione è qualcosa di tangibile che può aiutare ad invertire la preoccupante tendenza di riduzione dell’aspettativa di vita tra gli adulti di mezza età».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica American Journal of Public Health.

Tornare alla home page