Salute Bibite frizzanti: a rischio (anche) la salute dei reni

CoverMedia

28.1.2019 - 16:11

Source: Covermedia

Il gas presente in queste bevande, se consumate durante uno sforzo fisico, può essere causa di nefropatie.

Bere bevande come la Coca-Cola o la Fanta mentre svolgiamo attività fisica in condizioni climatiche molto calde può essere assai dannoso per i nostri reni. Lo riportano gli scienziati della University di Buffalo di New York, che hanno ricreato un ambiente sperimentale con una temperatura di 37°C, in cui un gruppo di partecipanti doveva svolgere un’ora di esercizi sul tapis roulant e tre diversi esercizi di sollevamento pesi.

Dopo 45 minuti di attività, i volontari hanno riposato per 15 minuti, durante i quali potevano sorseggiare i loro drink (circa mezzo litro): una bevanda gassata, un succo, oppure dell’acqua. Dopo il break, i partecipanti hanno ripreso l’attività fisica per altre tre sedute, e i loro rispettivi break, per un totale di 4 ore.

Poco prima di terminare, il team ha chiesto loro di bere l’ultimo sorso del loro drink. A questo punto, sono stati misurati temperatura corporea, frequenza cardiaca, pressione sanguigna, peso e marcatori delle malattie renali. Un esame a cui sono stati sottoposti tutti i partecipanti sia immediatamente dopo l’attività fisica, che dopo 24 ore.

Secondo i risultati, i partecipanti appartenenti al gruppo delle bevande gassate e dei succhi di frutta avevano riportato i più alti livelli di marcatori di problemi renali; un fattore che non è stato riscontrato nel gruppo che aveva consumato acqua minerale.

«Il consumo di queste bevande frizzante durante e dopo gli esercizi, ad alte temperature, non è l’ideale», ha dichiarato il team di ricerca in uno statement. «Ora abbiamo bisogno di effettuare ulteriori studi sugli effetti a lungo termine del consumo di questi drink durante l’attività fisica, e il loro legame con il rischio di sviluppare malattie renali».

L’unica bibita raccomandata durante un allenamento resta dunque l’acqua minerale.

La ricerca è stata pubblicata per intero nella rivista scientifica American Journal of Physiology.

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