Digitale & Lifestyle Bibite «zero»: una protezione per il colon

CoverMedia

27.7.2018 - 16:10

Source: Covermedia

Secondo una nuova ricerca, queste bevande contribuiscono alla prevenzione di tumori e abbassano il rischio di mortalità nei pazienti con il cancro.

Le bibite in lattina che possiedono un basso contenuto di calorie possono avere un’influenza positiva per le persone con un carcinoma del colon-retto. Lo riporta un team di ricerca della Yale Cancer Center, capitanato da Charles S. Fuchs, che ha analizzato oltre mille pazienti con questo tumore: coloro che consumavano un minimo di 340 millilitri di queste bevande dal basso apporto calorico quotidianamente, avevano un miglioramento del 46% nel rischio di incappare nuovamente nel tumore e nel rischio di morte, rispetto a chi non ne beveva.

«L’associazione tra una bassa probabilità di cancro e mortalità è stata più forte di quanto ci aspettavamo», ammette dottor Fuchs. «I risultati vanno a pari passo con ciò che già conoscevamo sul cancro del colon-retto in generale; fattori come l’obesità, uno stile di vita sedentario, un’alimentazione strettamente associata al diabete (tutti fattori che portano ad uno scompenso di energie nell’organismo) rappresentano dei rischi ben noti. Ciò che abbiamo scoperto con le nostre ricerche è che il consumo di bevande con dolcificanti artificiali non rappresenta un rischio, anzi, secondo i risultati si tratterebbe di una scelta più salutare».

Finora, l’impatto sulla salute di questo tipo di bevande era stato considerato dannoso per i pazienti con il cancro.

«Ci siamo chiesti se, dopo lo sviluppo e l’avanzamento del tumore, un cambiamento nello stile di vita potesse fare la differenza nella fase post-operazione dei pazienti», continua l’esperto. «La preoccupazione attorno ad un possibile aumento del tasso di obesità, diabete e cancro dovuta al consumo di dolcificanti artificiale è elevata, ma gli studi incentrati su questioni come l’aumento del peso e il diabete sono molto vari, e riguardo al cancro, gli studi epidemiologici sugli esseri umani non hanno dimostrato tale relazione».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica PLOS ONE.

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