Digitale & Lifestyle Buone abitudini = 10 anni di vita in più

CoverMedia

10.5.2018 - 16:10

Source: Covermedia

La ricetta per vivere più a lungo è composta da 5 ingredienti fondamentali. Vediamoli insieme.

Che il fumo, l’alcol e il cibo spazzatura siano abitudini potenzialmente letali già si sapeva, ma secondo i ricercatori di Harvard T.H. Chan School of Public Health, la differenza nelle nostre condizioni di salute futura è più tangibile di quanto immaginiamo. Pare che, infatti, le persone che non fumano, non consumano alcol in quantità eccessive, fanno esercizi e seguono un’alimentazione salutare, siano in grado di aggiungere oltre 10 anni alle loro vite rispetto a chi invece si lascia tentare da queste dipendenze.

Il team di ricerca ha analizzato 34 anni di dati relativi a 78.800 donne e 27 anni di dati di 44.350 uomini, come parte dello studio Nurses' Health e Health Professionals Follow-up.

Al centro dell’attenzione il potenziale impatto di 5 fattori rischio appartenenti al generale stile di vita delle persone – fumo, indice di massa corporea, attività fisica, consumo di alcol e alimentazione – sulla loro mortalità.

Secondo i risultati, le donne che mantengono uno stile di vita generalmente salubre in tutti e 5 gli ambiti, vivono circa 14 anni in più rispetto alle altre. Gli uomini più salutari, invece, aggiungono circa 12 anni all’aspettativa di vita dei più sedentari o di coloro che fumano e bevono.

Paragonate a quelli che fallivano il test in tutti e 5 gli ambiti, le persone più salubri avevano il 74% di probabilità in meno di morire durante il corso dello studio.

«La nostra ricerca sottolinea l’importanza di seguire uno stile di vita salutare, al fine di migliorare la nostra longevità», ha dichiarato il leader dello studio, dottor Frank Hu. «Tuttavia, la tendenza ad avere abitudini sane è molto bassa. Per questo sarebbe bene che le autorità dessero più valore agli ambienti sociali relativi al cibo sano, e che sostenessero e promuovessero uno stile di vita e una dieta generalmente più salutare».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Circulation.

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