Digitale & Lifestyle Burnout: lo stress da lavoro fa male al cuore

CoverMedia

27.1.2020 - 16:10

Back view of overworked woman sleeping on desk in office

When: 16 Jun 2017
Credit: Joseffson/Westend61/Cover Images
Back view of overworked woman sleeping on desk in office When: 16 Jun 2017 Credit: Joseffson/Westend61/Cover Images
Source: Joseffson/Westend61/Cover Images

Esiste una correlazione tra la sindrome di Burnout e le patologie cardiache.

L’esaurimento da lavoro può portare ad un disturbo del ritmo cardiaco.

È quanto emerso da uno studio pubblicato sull'European Journal of Preventive Cardiology.

«Questo esaurimento vitale, comunemente indicato come sindrome del Burnout, è tipicamente causato da stress prolungato e profondo sul lavoro o a casa»,ha spiegato l'autore dello studio Parveen K. Garg, dell'Università della California del Sud a Los Angeles.

«I risultati del nostro studio fanno chiarezza sul danno che può essere causato nelle persone che soffrono di questa forma di esaurimento se non viene controllata. La fibrillazione atriale è la forma più comune di aritmia cardiaca. Si stima che 17 milioni di persone in Europa e 10 milioni negli Stati Uniti ne soffriranno entro il prossimo anno, con un aumento del rischio di infarto, ictus e morte. Tuttavia, ciò che provoca la fibrillazione atriale non è ancora del tutto chiaro», ha aggiunto.

«Questa sindrome aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, compresi infarto e ictus. Ora diciamo che può anche aumentare il rischio di sviluppare la fibrillazione atriale, un'aritmia cardiaca potenzialmente grave», ha sottolineato l’esperto.

I ricercatori hanno esaminato oltre 11.000 soggetti in cerca di sintomi di Burnout, indagando anche su aggressività, uso di antidepressivi e scarso supporto sociale. Li hanno poi seguiti per un periodo di quasi 25 anni per intercettare un eventuale sviluppo della fibrillazione atriale.

Ne è venuto fuori che i partecipanti con i più alti livelli di burnout avevano un rischio maggiore del 20% di sviluppare fibrillazione atriale nel corso del follow-up rispetto a quelli con poca o nessuna evidenza di questo tipo di problema.

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