(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - Ottime notizie per gli amanti dell’espresso, che ogni giorno fanno affidamento su una buona dose di caffeina per affrontare gli impegni della giornata: la nostra «droga» quotidiana ci permetterebbe infatti di vivere più a lungo.
Lo riporta un team di scienziati della University of Southern California, USA, secondo cui bere tre tazze di caffè al dì contribuisce a ridurre la possibilità di sviluppare malattie legate al fegato e problemi di digestione e circolazione, abbassando così il generale rischio di mortalità.
Durante l’esperimento i ricercatori hanno monitorato 186mila individui per 16 anni, scoprendo che i regolari bevitori di caffè correvano un rischio di morte del 18% inferiore rispetto a coloro che non ne consumavano nemmeno una tazza. La percentuale si abbassa al 12% – sempre rispetto ai non bevitori – per le persone che ne consumavano una al dì.
Anche i team di ricercatori dell’università Imperial College London e della UN International Agency for Research on Cancer (IARC) hanno ottenuto simili risultati in uno studio che ha coinvolto 520mila partecipanti over 35 per lo stesso arco di tempo. Anche in questo caso tre tazze al giorno si sono rivelate benefiche, anche se solo gli uomini hanno abbassato il rischio di mortalità del 18%; mentre le donne solo dell’8%.
«Abbiamo scoperto una connessione tra un elevato consumo di caffè e il calo del rischio di morte per qualsiasi causa», ha dichiarato il leader dello studio Marc Gunter, della IARC European.
«Più nello specifico, per le malattie legate alla circolazione e alla digestione. È importante precisare che sono stati ottenuti risultati simili in 10 diverse nazioni europee, che possiedono diverse abitudini relative al consumo di caffè».
Secondo le analisi effettuate dai team di ricerca, i bevitori di caffè hanno anche un miglior livello di glucosio nel sangue e più salutari condizioni del fegato. Il merito sarebbe della caffeina e delle tante sostanze benefiche presenti nella bevanda.
«Il caffè è ricchissimo di antiossidanti e di composti fenolici che giocano un ruolo estremamente importante nella prevenzione del cancro», ha spiegato Veronica Setiawan, leader dello studio in America.
Entrambe le ricerche sono state pubblicate nella rivista scientifica Annals of Internal Medicine.
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