Alimentazione e salute Il cibo spazzatura fa male anche al cervello

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20.5.2019 - 16:08

Woman Eating a Burger, Close Up.

When: 26 Apr 2014
Woman Eating a Burger, Close Up. When: 26 Apr 2014
Source: Covermedia

Quali sono gli effetti del fast food sull’umore? Secondo gli scienziati, il grasso che tende ad accumularsi nel corpo riesce a penetrare il cervello causando uno scompenso che scatena i sintomi della depressione. 

Che faccia male alla salute e al girovita già si sapeva, ma le news sul cosiddetto cibo spazzatura non sono certo finite. Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Glasgow, in Scozia, il grasso saturo che tende ad accumularsi nel corpo riesce a penetrare anche nell’area del cervello, causando uno scompenso nell’ipotalamo, la regione che controlla le emozioni, e scatenando i sintomi della depressione.

L’associazione tra obesità e depressione è molto spiccata, proprio per via degli effetti del grasso saturo che, attraverso il flusso sanguigno, si immette nel cervello. Allo stesso modo, l’azione degli psicofarmaci tende ad essere meno efficace sulle persone che soffrono anche di obesità.

L'obesità causa la depressione?

«Spesso consumiamo questi cibi malsani per consolarci, perché il loro gusto è buonissimo», ha dichiarato dottor George Baillie, leader dello studio. «Ma a lungo andare, è possibile che i suoi effetti siano assai negativi sul nostro umore. Certo, se siamo un po' giù, magari possiamo sentirci meglio se mangiamo qualcosa di saporito, ma questo cibo grasso non fa che consolidare quello stato negativo».

In realtà, le persone che soffrono di depressione possono beneficiare più di chiunque altro di una dieta sana ed equilibrata.

«Sappiamo tutti che una riduzione dei cibi grassi può portare a tantissimi benefici dal punto di vista della salute», continua dottor Baillie. «La nostra ricerca suggerisce anche che una buona alimentazione promuove una disposizione mentale migliore, più felice. Inoltre, dovremmo capire che esistono diversi tipi di grasso, come l’acido palmitico, che ha una maggiore probabilità di entrare nel cervello ed influenzare negativamente le regioni chiave, e dovremmo offrire alle persone maggiori informazioni rispetto alle diete e al loro potenziale impatto sulla salute mentale».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Translational Psychiatry.

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