Lifestyle Cybercondria: l’ansia causata dalla rete

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1.12.2017 - 12:27

Stressed adult woman sitting while working on her computer - copyspace.

When: 29 Aug 2014

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**Only for use by WENN CPS**
Stressed adult woman sitting while working on her computer - copyspace. When: 29 Aug 2014 When: 29 Aug 2014 **Only for use by WENN CPS**
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(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - È possibile che il dottore non trovi nulla di strano nella nostra salute, ma lo stress e l’ansia causati dalle ricerche su internet sono un problema reale e possono davvero prolungare i nostri sintomi.

Lo riportano i ricercatori delle università inglesi Imperial College London e King's College London, secondo cui una persona su cinque che si presenta nello studio del proprio medico soffre di un’eccessiva ansia, resa tale dal processo di ricerca dei sintomi online.

Banali condizioni di salute come mal di testa e mal di stomaco sono spesso associati a problemi gravi, per esempio ictus e infarti. Secondo la sanità pubblica britannica NHS, il costo delle visite non necessarie dei pazienti nel settore di assistenza primaria (medico di base) è di circa 60 milioni di euro all’anno.

«I pazienti con un alto livello di ansia si preoccupano eccessivamente della propria salute, ma tanti di essi non riconoscono le cause principali», ha dichiarato il professor Peter Tyrer in uno statement.

«Le loro condizioni sono spesso causate da un evento di qualche genere, che in combinazione con una grande vulnerabilità personale può aumentare la consapevolezza della malattia, e rafforzare la condizione d’ansia. Con la disponibilità immediata di internet, la gente pensa che sia loro responsabilità prendersi cura della propria salute, ed è pur vero che gli esperti nel settore pubblico incoraggiano questa convinzione».

Il team del professor Tyrer ha impiegato una terapia di tipo cognitivo-comportamentale mirata a placare l’ansia (CBT-HA) su 444 pazienti. Le sedute, per un totale di 10 ore, hanno portato a risultati molto positivi per i partecipanti.

«La terapia CBT-HA permette anche ai medici senza esperienza nel settore di praticarla in modo facile. Così queste terapie si potrebbero impiegare anche nelle cliniche e negli ospedali pubblici, ovviamente sotto una supervisione adeguata», ha concluso l’esperto.

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