Un argomento tabù Emorroidi: cosa fare?

di Marianne Siegenthaler

9.5.2019

Le emorroidi sono un problema medico che, prima o poi, coinvolge tre quarti degli abitanti del pianeta. Ma niente paura: ora c'è una nuova terapia.
Le emorroidi sono un problema medico che, prima o poi, coinvolge tre quarti degli abitanti del pianeta. Ma niente paura: ora c'è una nuova terapia.
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Se si avverte prurito dopo la defecazione e sulla carta igienica sono visibili delle macchie rosse, di solito tali sintomi sono dovuti a un rigonfiamento delle emorroidi. Ma niente paura: ora c'è una nuova terapia.

Tutti abbiamo le emorroidi. Ma, se si gonfiano, possono causare fastidi quali prurito e sanguinamento. Non è poi un fenomeno così raro: secondo le stime, quasi una persona su tre tra gli over 30 e addirittura una persona su due tra gli over 50 è affetta dalla malattia. Ma la gente non ama ammetterlo: a chi piace parlare del proprio ano, dopotutto...

Esiste un metodo di trattamento indolore che può anche essere eseguito in regime ambulatoriale. «Bluewin» ha intervistato il dott. Georg Liesch, che è stato il primo chirurgo a introdurre la cosiddetta «terapia Rafaelo» nell'ospedale di Männedorf, in Svizzera.

Dott. Liesch, cosa sono le emorroidi?

Le emorroidi sono cuscinetti vascolari spugnosi e ben perfusi che si sviluppano nella zona perianale e che mantengono chiuso l'ano insieme allo sfintere. Le emorroidi hanno, dunque, una funzione ben precisa all’interno del corpo umano, ma diventano problematiche quando si gonfiano. Con la parola «emorroidi», di solito ci si riferisce a vasi sanguigni prolassati nel retto che causano fastidi quali prurito, sanguinamento, spargimento delle feci o bruciore.

Anche dolori?

Normalmente le emorroidi non causano dolori. Se si prova dolore nella zona anale, di solito non è un caso di malattia emorroidaria, bensì si tratta più spesso di piccole lacerazioni nella membrana mucosa, di vene esterne ostruite o marische, dunque escrescenze cutanee, che sono anche comunemente chiamate «emorroidi esterne».

La gente non parla volentieri di emorroidi.

Sì, purtroppo è così. Le emorroidi sono ancora un argomento tabù. Quasi più spiacevole dei problemi causati dalle emorroidi è l'ammettere di provare fastidio proprio in questo punto delicato. Per un senso di vergogna e per la paura di un possibile intervento chirurgico, i malati spesso aspettano anni prima di chiedere aiuto. Direi che, in media, passano uno o due anni prima che il paziente richieda la consulenza medica. Ciò accade probabilmente perché si tratta di un posto «sporco», che le persone non mostrano volentieri. È più facile parlare di un braccio fratturato che di emorroidi.

Dott. Georg Liesch sull’argomento tabù delle emorroidi: «Per un senso di vergogna e per la paura di un possibile intervento chirurgico, i malati spesso aspettano anni prima di chiedere aiuto».
Dott. Georg Liesch sull’argomento tabù delle emorroidi: «Per un senso di vergogna e per la paura di un possibile intervento chirurgico, i malati spesso aspettano anni prima di chiedere aiuto».
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Le emorroidi fanno parte del suo lavoro quotidiano. Come vive questa consapevolezza?

Nel reparto Proctologia, che tratta appunto le malattie del retto, sono entrato come medico specializzando piuttosto accidentalmente, semplicemente perché nessun altro a parte me voleva farlo. Ho capito fin da subito che la proctologia non riguarda solo il trattamento delle emorroidi. Il pavimento pelvico e i suoi organi sono un sistema molto complesso. Durante determinati processi, alcuni muscoli devono contrarsi e altri devono rilassarsi contemporaneamente e, in questo, sono coinvolti moltissimi nervi. Non appena una piccola ruota di questo sistema smette di girare correttamente, le persone colpite iniziano a provare molta sofferenza e anche vergogna. Spesso è possibile eliminare i fastidi che vanno avanti per anni ricorrendo a mezzi semplici, in un tempo relativamente breve.

Le emorroidi si possono prevenire in qualche modo?

Basta fare il possibile perché le proprie feci siano morbide. Questo risultato si ottiene bevendo acqua, tè alla frutta o tisane in abbondanza e nutrendosi di molte fibre, contenute in verdure, frutta e cereali integrali. Tra l’altro, non bisogna forzare l'evacuazione o spingere troppo forte né, peggio ancora, troppo a lungo. Occorre fare movimento regolarmente, praticare sport ed evitare il sovrappeso in tutti i modi possibili. In condizioni di sovrappeso, infatti, il perineo è sovraccaricato e questo non fa altro che stimolare le emorroidi. E, non da ultimo, bisogna rispettare la regola dei due minuti: stare al cellulare o leggere il giornale mentre si è sul water? Assolutamente no! Le lunghe «sedute» sul water sono veleno per le emorroidi. Bastano due minuti: se poi non si riesce a defecare, basta alzarsi di nuovo. Non per forza bisogna andare di corpo ogni giorno: per la maggior parte delle persone è così, ma la situazione è comunque normale se compresa tra cinque volte al giorno e una volta alla settimana.

Quando diventa necessaria una terapia?

Se i sintomi non scompaiono nonostante la regolazione dell'evacuazione, la perdita di peso, l'esercizio fisico sufficiente, l'uso di unguenti e supposte. Le emorroidi si suddividono in diversi gradi. Non appena prolassano nel canale anale durante la defecazione, le misure preventive non sono più sufficienti e si rende necessario un intervento chirurgico.

Attualmente sta lavorando ad una nuova terapia per le emorroidi. Come ne è venuto a conoscenza?

Ho sentito di questo nuovo metodo per caso. È stato utilizzato in vari Paesi per più di dieci anni, ma si è fatto strada in Svizzera solo due anni fa. Sono stato il primo chirurgo in Svizzera a introdurre questo metodo. Nel frattempo, sono riuscito a trattare con successo centinaia di noduli emorroidari.

Come funziona?

La cosiddetta terapia Rafaelo viene eseguita in regime ambulatoriale e senza anestesia. Innanzitutto, si inietta un anestetico locale nella parte insensibile del canale anale. Poi il nodulo emorroidario ingrossato viene riscaldato con una sonda a radiofrequenza e il tessuto viene sclerosato. Questo avvia immediatamente un processo di restringimento visibile. Ciò che rende speciale l'ablazione a radiofrequenza è il fatto che il tessuto circostante può essere protetto in modo ottimale. Il tessuto necrosato si stacca da sé dopo circa dieci o quattordici giorni e viene poi rimosso.

Quali sono i vantaggi?

L'intervento viene eseguito, di solito, in anestesia locale, non totale, e possibilmente in regime ambulatoriale. Dura solo dieci-quindici minuti circa e il paziente riscontra significativamente meno dolore post-operatorio rispetto a tutti gli altri metodi di trattamento alternativi. Non si verifica alcun sanguinamento durante l'intervento ed effettivamente neanche dopo. Rispetto a tutti gli altri metodi di trattamento, lo sfintere non viene toccato e non c'è alcun pericolo di lesionarlo. È proprio questa la paura più grande della maggior parte dei pazienti.

Quali sono i rischi?

In realtà non ce ne sono. Va detto, comunque, che i pazienti con pacemaker devono stare particolarmente attenti e possono eventualmente sottoporsi all'intervento solo con anestesia.

A chi è adatta la terapia e a chi no?

La terapia è adatta a chiunque soffra di emorroidi con fastidi continui, nonostante le misure preventive.

Cosa le piace particolarmente del suo lavoro?

Il momento più bello è sempre il check up post-operatorio, quando i pazienti entrano raggianti in ambulatorio e dicono che è fantastico vivere senza fastidi. Questo è particolarmente vero per i pazienti che hanno sofferto di incontinenza fecale e che, per questo, sono stati spesso emarginati socialmente per anni. Quindi la proctologia è anche un ramo di specializzazione che dà dei riconoscimenti.

Chi è Georg Liesch?

Il dott. Georg Liesch è Dirigente medico chirurgo presso lo Spital Männedorf, in Svizzera. Inoltre, in qualità di membro dello Swiss Surgical Team, viaggia regolarmente in Tagikistan per condividere il suo know-how tecnico con i chirurghi locali e formarli nel proprio ramo di specializzazione. Il 14 maggio, Liesch parlerà del suo ultimo incarico all'estero insieme a Nicole Bürkli, Specialista in tecnica chirurgica con diploma svizzero, durante una conferenza.

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