Digitale & Lifestyle Giorgio Armani sulla ripresa della moda: «Non sono d’accordo. Serve cautela»

CoverMedia

14.4.2020 - 13:10

Mandatory Credit: Photo by Olycom SPA/REX (3761957j)
Giorgio Armani
Giorgio Armani in Portofino, Italy - 18 May 2014
Mandatory Credit: Photo by Olycom SPA/REX (3761957j) Giorgio Armani Giorgio Armani in Portofino, Italy - 18 May 2014
Source: Olycom SPA/REX

Lo stilista commenta la decisione dell’industria, che spinge per riprendere la produzione di massa.

Giorgio Armani è in disaccordo con l’industria della moda.

Come riporta Il Corriere della Sera, dopo aver aperto i portafogli per aiutare ospedali e personale medico nella lotta contro il Coronavirus, in queste ore il fashion business sta chiedendo ai governi di riaprire le aziende per evitare il collasso.

A scendere in campo sono i più grandi nomi dell’industria mondiale, da Renzo Rosso a François-Henri Pinault, da Remo Ruffini a Patrizio Bertelli, Gildo Zegna e Tony Belloni, con l’appoggio di Anna Wintour.

«Dopo questa crisi, la moda dovrà essere più speciale e meno usa e getta. L’Italia, con la sua incredibile attenzione all’artigianalità e all’innovazione nel design, mostrerà la via», dichiara Anna Wintour auspicando una celere riapertura.

«Abbiamo sempre guardato al vostro Paese per vedere come l’immaginazione e l’industria possano lavorare assieme in modo così impressionante. L’Italia ha capito per prima che per avere successo nella moda bisogna essere locali e globali. Ma i due milioni di persone che ruotano attorno alla moda italiana avranno bisogno anche del supporto del governo. E questo sarà non solo un investimento necessario per il presente, bensì una visione prudente del futuro».

Tuttavia, Armani non condivide il pensiero dei colleghi.

«Non sono d’accordo. Piuttosto andrebbero allungati i tempi di vendita», riflette Giorgio Armani parlando con iODonna.

«L’ideale sarebbe proseguire fino ad agosto per poi esporre l’invernale senza quella sovrapposizione e spostamento delle stagioni che si è creato negli ultimi anni per la pressione costante dei department store di avere i capi in anticipo. Raggiungeremmo così anche un altro risultato: diminuire la quantità dei capi offerti».

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