Digitale & Lifestyle I danni dei parabeni: attenzione al peso dei bambini

CoverMedia

26.2.2020 - 16:08

Pregnant woman sitting on couch holding belly

When: 06 Nov 2016
Credit: Gemma Ferrando/Westend61/Cover Images
Pregnant woman sitting on couch holding belly When: 06 Nov 2016 Credit: Gemma Ferrando/Westend61/Cover Images
Source: Gemma Ferrando/Westend61/Cover I

Una recente ricerca condotta in Germania mette in luce il lato oscuro di queste sostanze conservanti.

Negli ultimi anni acquistare un prodotto la cui etichetta legge “senza parabeni” è diventato sinonimo di una scelta giusta, sana e consapevole. Ma un team di ricercatori tedeschi ha esplorato una varietà di effetti rilevando risultati sorprendenti.

I parabeni sono dei conservanti, largamente impiegati dalle industrie cosmetiche e farmaceutiche per preservare i prodotti e migliorare la loro conservabilità.

«Se le donne incinte assorbono i parabeni attraverso la pelle, questo può portare ad una condizione di sovrappeso nei bambini», ha dichiarato l’immunologo ambientale Tobias Polte.

La professoressa Irina Lehmann ha aggiunto: «All’inizio volevamo scoprire se i parabeni rilevati nell’urina delle donne in dolce attesa avessero un impatto nello sviluppo del peso corporeo del bambino, e facendo questo, abbiamo messo in luce anche una correlazione positiva tra la concentrazione di butilparaben nell’urina delle madri e un più elevato indice di massa corporea nei bambini – in particolare nelle femmine – fino al loro ottavo anno di vita».

«Pare che i parabeni costituiscano un fattore di rischio durante la gravidanza», continuano gli autori della ricerca, che aggiungono una scarsa alimentazione e la mancanza di esercizi alla lista dei fattori di rischio. «Tenendo a mente la futura salute dei nostri bambini, le future mamme dovrebbero usare prodotti privi di parabeni durante le delicate fasi della gravidanza e dell’allattamento», continua la dottoressa Lehmann.

Per la ricerca il team ha analizzato i dati relativi a madri e figli nello studio chiamato LINA. La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Nature Communications.

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