Lifestyle Insonnia: gli occhiali ambrati aiutano

CoverMedia

4.1.2018 - 16:14

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Secondo una nuova ricerca, le lenti in ambra possono fare miracoli per le persone che non riescono a dormire.

Se abbiamo problemi di insonnia, possiamo provare ad indossare degli speciali occhiali dalle lenti ambrate. Questo colore infatti aiuta a ridurre l’effetto dell’esposizione alla luce nelle persone che non riescono ad addormentarsi, causato dall’uso di gadget tecnologici come lo smartphone, il tablet e il laptop.

Gli esperti raccomandano di evitare l’uso di questi strumenti almeno un’ora prima di andare a dormire, ma dato che la maggior parte di noi non rinuncia a questo genere di tecnologia alla sera, i ricercatori della Columbia University Medical Center hanno pensato ad un modo per contrastare la luce blu da essi emanata e favorire il sonno.

Il team di ricerca a chiesto alla metà dei partecipanti di indossare occhiali dalle lenti ambrate per sette notti consecutive, due ore prima di andare a letto, mentre all’altra metà ha offerto degli occhiali placebo. Dopo quattro settimane, tutti i partecipanti hanno ripetuto l’esperimento indossando gli occhiali dell’altro gruppo.

Secondo i risultati, gli individui che hanno bloccato la luce blu con gli occhiali in ambra hanno guadagnato circa 30 minuti di sonno in più rispetto a chi invece aveva portato delle lenti normali. I partecipanti che erano finalmente riusciti ad addormentarsi senza problemi, hanno riportato anche di aver dormito meglio e più a lungo del normale.

«Ora più che mai siamo esposti ad una incredibile quantità di luce blu prima di andare a dormire la sera, e questo contribuisce enormemente ad aumentare i problemi di insonnia», ha dichiarato dottor Ari Shechter, dell’università. «Le lenti ambrate sono economiche e possono facilmente essere combinate con altri metodi e tecniche cognitive per la risoluzione del problema».

Tanti smartphone, attualmente, offrono l’opzione di emanare una luce ambrata, più adatta per la sera, piuttosto che quella luminosa.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Journal of Psychiatric Research.

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