Blog sostenibilità Swisscom La giungla dei label di sostenibilità: troppe promesse?

Meret Meier, blog sostenibilità

24.12.2018

Pesce certificato MSC in una filiale Coop di Basilea
Pesce certificato MSC in una filiale Coop di Basilea
Keystone/Christian Beutler

Non sempre le promesse sulla confezione dei prodotti sostenibili sono rispettate. Spesso manca un servizio di controllo indipendente di questi certificati. E da uno studio emerge che il vantaggio di numerosi label è minimo.

I label e le certificazioni sono utili perché ci aiutano a fare acquisti ragionati. FSC per il legno, Bio per gli alimentari, Fairtrade per l’abbigliamento ecc. E così pensiamo che tutto sia vero; in realtà non tutte le promesse dei label sono poi effettivamente mantenute. Uno studio della fondazione Changing Markets giunge alla conclusione che molti certificati di sostenibilità hanno ben pochi vantaggi. Lo studio ha analizzato iniziative volontarie in tre settori: pesca, tessuti e olio di palma.

Il problema di base

Attraverso la pesca industriale viene catturato quasi il 90% del pesce in tutto il mondo. Ogni anno vengono ributtati in mare 10 milioni di tonnellate di pesce, solo perché rappresentano una cattura accessoria. L’industria tessile invece utilizza un quarto dei prodotti chimici prodotti nel mondo ed è responsabile di un quinto dell’inquinamento idrico mondiale. L’olio di palma è uno dei principali fattori del disboscamento, delle emissioni di gas serra e della distruzione dell’habitat di specie quali l’orangotango, l’elefante e il rinoceronte.

Label ingannevoli

Il certificato di sostenibilità di un prodotto non sempre è esaustivo. Un esempio: alcuni label sottolineano un processo produttivo ecologico, ma trascurano l’aspetto sociale. Ad esempio per la coltivazione di alcuni prodotti intere famiglie vengono cacciate dalle zone in cui vivono oppure vengono sfruttati dei lavoratori. Il processo ecologico è reale, ma rappresenta solo una parte di verità.

Pesca

Lo studio rileva che la pesca non di allevamento, sostenibile e certificata, riguarda il 20% delle riserve mondiali di pesce selvatico ed è cresciuta dieci volte più velocemente rispetto alla produzione tradizionale di pesce e frutti di mare. Il rapporto si concentra sui due principali programmi di certificazione Friends of the Sea (FOS) e MSC, che nel 2015 hanno certificato oltre 9 milioni di tonnellate di pesce. Sia MSC che FOS avrebbero certificato come sostenibili numerose attività di pesca nonostante la loro presenza in aree di sovrapesca, le elevate percentuali di cattura accessoria e in parte la violazione di norme. Ciononostante è meglio, sostiene lo studio, acquistare merce certificata perché in grado comunque di garantire pesci sani e non pescati in modo totalmente illegale.

Industria tessile

Il grande problema dell’industria tessile sono i prodotti chimici nocivi utilizzati nella produzione. La maggior parte dei label di sostenibilità riguarda questo settore: Changing Markets ne ha individuati 100. Programmi affermati quali l’iniziativa CanopyStyle possono disorientare i consumatori; questa iniziativa infatti riguarda solo l’acquisto della stoffa ma non la produzione, in cui vengono utilizzati i prodotti chimici inquinanti. Ma questo non tutti lo sanno. E così le aziende aderenti all’iniziativa si presentano con un’immagine ecologica nonostante continuino a inquinare l’ambiente.

Olio di palma

Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO) è il programma volontario di certificazione più importante al mondo per l’olio di palma e certifica il 19% della produzione mondiale, a cui si aggiungono altri programmi più piccoli. Il rapporto di Changing Markets evidenzia che nessuno dei programmi ha contribuito a ridurre il disboscamento e la perdita della biodiversità. Inoltre non ha impedito violazioni dei diritti dell’uomo e nemmeno chiede la riduzione delle emissioni di gas serra.

Troppi label

L’indice Ecolabel è un elenco indipendente dei label di sostenibilità e dei certificati ambientali mondiali: ne conta 463 di 199 Paesi e 25 settori industriali. Come possono i consumatori districarsi in questa giungla di label e sapere cosa riguardano e cosa no? Che è poi lo stesso problema dei marchi di qualità: sono troppi e da tempo non sono più tutti così «verdi» come vorrebbero far credere. Spesso ai marchi mancano requisiti e obiettivi formulati in modo chiaro, in alcuni manca un controllo severo. In generale molti label riguardano solo una parte della catena produttiva.

Certificati comunque utili

Nonostante alcuni label di sostenibilità non mantengano le promesse, nella maggior parte dei casi è comunque utile acquistare e promuovere i prodotti certificati. Non sono certo in grado di eliminare tutti gli aspetti negativi, tuttavia nessuno vuole sapere come sono prodotte le merci non certificate e qual è la situazione dei siti produttivi senza regole né controlli.

Fatevi furbi

Per informarsi in modo semplice basta consultare la pagina Labelinfo.ch di Pusch (Praktischer Umweltschutz Schweiz). Pusch è indipendente, di utilità sociale e s’impegna a favore di un ambiente sano, dell’utilizzo sostenibile delle risorse e della biodiversità. Sul sito Labelinfo.ch sono descritti numerosi label; attraverso la funzione di ricerca si possono trovare informazioni mirate sul label desiderato.

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Meret Meier è esperta di responsabilità sociale, protezione dei giovani dai media e comunicazione nel team Corporate Responsibility di Swisscom.
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