Digitale & Lifestyle Limitare i pasti: un incentivo per andare in palestra

CoverMedia

30.10.2019 - 16:09

When: 21 Oct 2019

**Only for use by WENN CPS**
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Source: Covermedia

Un accesso più ristretto al cibo aumenta il nostro livello di grelina, l’ormone che stimola l’appetito e aumenta il metabolismo.

Limitare l’accesso al cibo può contribuire a motivarci per fare attività fisica. Lo riporta un nuovo studio effettuato presso la Kurume University School of Medicine in Giappone, a seguito di un esperimento sui ratti e la relazione tra gli esercizi e i livelli di grelina, un ormone che stimola l’appetito e spinge una persona a mangiare. Ma non solo. La grelina è considerata importante anche per la resistenza durante l’attività fisica, in quanto aumenta il metabolismo e aiuta il corpo ad offrirci le energie necessarie per svolgere un allenamento prolungato.

Restringendo l’accesso al cibo delle cavie, i ricercatori hanno incrementato il livello di questo ormone: di conseguenza, i ratti iniziavano volontariamente l’esercizio fisico.

«I nostri risultati indicano che la fame, che promuove la produzione di grelina, può anche essere coinvolta nell’aumento della motivazione per svolgere attività fisica, se il nutrimento è limitato», ha dichiarato dottor Yuji Tajiri, leader dello studio. «Dunque, mantenere una routine alimentare sana, caratterizzata da pasti o digiuni regolari, può aumentare la motivazione nelle persone sovrappeso».

Ora il team intende applicare i suoi studi su un gruppo di individui.

«Questi risultati, così come quelli di altre ricerche passate, sono basati sull’osservazione di cavie animali», continua dottor Tajiri. «È necessario fare tanto altro lavoro per confermare che il la stessa risposta della grelina è efficace anche sugli esseri umani. Se dovesse essere entrare a far parte della pratica clinica, questa sarebbe una strategia efficace dal punto di vista dell’attività fisica, costerebbe poco, ed aprirebbe la strada a nuovi trattamenti terapeutici a base di farmaci che imitano l’azione della grelina».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Journal of Endocrinology.

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