Salute mentale Pazienti con demenza: allarme sulle prescrizioni di neurolettici

CoverMedia

5.3.2019 - 16:11

Source: Covermedia

Secondo una nuova ricerca, i medicinali antipsicotici aumentano enormemente il rischio di ictus e morte.

È più probabile che i pazienti che soffrono di demenza senile siano stati sottoposti a cicli di farmaci antipsicotici. Per la precisione, una probabilità di nove volte maggiore, secondo i ricercatori del gruppo Rehabilitation, Aged and Extended Care presso la Flinders University College of Medicine and Public Health, in Australia.

Lo studio ha analizzato i dati relative a 541 residenti di 17 centri di cura, negli Stati dell’Australia Meridionale, del Nuovo Galles del Sud e dell’Australia Occidentale: il 64% dei pazienti soffriva di demenza, mentre il 36% non aveva una malattia neurodegenerativa. Nel caso dei primi, veniva prescritto il pericoloso farmaco neurolettico Risperidone.

«Se siete dei medici di base e avete un paziente con problemi comportamentali, le opzioni sono abbastanza limitate», dice Craig Whitehead, del Dipartimento di riabilitazione e cure palliative del Flinders Medical Centre. «La questione, tuttavia, solleva il problema di come educare e formare i nostri lavoratori appartenenti al settore medico e dell’assistenza, perché siano realmente in grado di prendersi cura di questo onorevole gruppo di pazienti».

Dottor Whitehead mette in evidenza il pericolo dell’assunzione del farmaco Risperidone per un lungo periodo di tempo: rischio di cadute, trombosi (coaguli di sangue) e, nei casi più gravi, morte.

«Il Risperidone incrementa il pericolo di morte e anche il rischio di ictus, se viene assunto per un lasso di tempo superiore ai 12 settimane, o anche entro le 12 settimane», continua l’esperto. «Il rischio aumenta man mano che aumentano i tempi di assunzione».

Il dottor Whitehead tiene a precisare che la cattiva fama di questo farmaco è data dal fatto che su di esso sono concentrate le analisi più accurate: è possibile dunque che tante delle sue alternative medicinali siano altrettanto dannose per la salute del paziente. Ora gli scienziati sono impegnati in ulteriori ricerche sul campo.

Lo studio è stato effettuato in collaborazione con il National Health and Medical Research Council (NHMRC).

Tornare alla home page

CoverMedia