Salute Quartieri «verdi»: i benefici per la salute

CoverMedia

14.12.2018 - 16:10

Source: Covermedia

Vivere in una zona con alberi e giardini contribuisce ad abbassare il rischio di stress e malattie del cuore.

Un quartiere che ha tanti alberi, cespugli, aiuole e spazi verdi è senza dubbio piacevole alla vista, ma anche incredibilmente salutare per il cuore. Secondo una ricerca condotta dalla American Heart Association vivere in un’area che rientra in questa descrizione giova tantissimo ai residenti, il cui rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, infarti e ictus si abbassa, e allo stesso tempo cala anche il livello di stress, che come tutti sappiamo è alla base di tante altre cattive condizioni di salute.

I ricercatori americani hanno preso come campione 400 persone di varie età, razze e stati economico-sociali, analizzando i marcatori di condizioni relative ai vasi sanguigni e il rischio di incappare in problemi cardiovascolari durante il corso di 5 anni.

Dopo aver misurato la densità degli spazi verdi impiegando l’indice NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), gli scienziati hanno scoperto che gli abitanti che risiedevano nelle aree più verdi avevano un livello più basso di epinefrina (adrenalina) nelle urine, che comporta un livello inferiore di stress e di isoprostani della serie 2, a sua volta indice di meno stress ossidativo e di uno stato di salute migliore. Questi individui hanno manifestato anche una più elevata capacità di riparazione dei vasi sanguigni.

«Il nostro studio dimostra che vivere in un quartiere dove ci sono tanti alberi, aiuole e altri spazi verdi può essere assai positivo per la salute, sia quella del cuore che dei vasi sanguigni», ha confermato il leader dello studio Aruni Bhatnagar, professore di medicina e direttore presso la University of Louisville Diabetes and Obesity Center, USA.

«Un incremento nella densità di vegetazione di un quartiere può avere un’influenza reale sulla nostra salute cardiovascolare e può potenzialmente rappresentare una soluzione nell’ambito della sanità pubblica».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Journal of the American Heart Association.

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