Digitale&Lifestyle Scienza: il pilota automatico dei sonnambuli

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2.11.2017 - 12:58

Woman

When: 21 Nov 2012

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**Only for use by WENN CPS**
Woman When: 21 Nov 2012 When: 21 Nov 2012 **Only for use by WENN CPS**
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Secondo i ricercatori della University of Central Lancashire, in Inghilterra, e la Ecole Polytechnique Federale de Lausanne (EPFL) in Svizzera, questo è possibile grazie all’attivazione del nostro… pilota automatico.

I team di ricerca hanno condotto l’esperimento su un gruppo di individui sonnambuli (da svegli), al fine di testare la loro abilità durante l’attività notturna, in particolare quella di ignorare le distrazioni e procedere indisturbati nell’azione svolta.

I ricercatori hanno analizzato anche un gruppo di partecipanti non sonnambuli, comparando le loro capacità a quelle dei primi partecipanti. Tutti gli individui durante il test dovevano camminare e simultaneamente contare all’indietro, mentre indossavano un visore VR (a realtà virtuale) e si dirigevano verso un target visivo prefissato.

Secondo i risultati, la velocità e la precisione dei sonnambuli era meno influenzata dall’attività di distrazione (conto alla rovescia), rispetto a quelle degli individui che non solevano camminare nel sonno.

«Abbiamo scoperto che i sonnambuli continuano a camminare alla stessa velocità e con la stessa precisione di prima, con una consapevolezza maggiore di colore che non erano sonnambuli», ha spiegato il professor Olaf Blanke, della EPFL.

Il professor Oliver Kannape, dell’università svizzera, aggiunge: «Non si sa granché sui marcatori del sonnambulismo durante il giorno, soprattutto perché è difficile esplorare questa condizione attraverso la sperimentazione. La nostra ricerca offre un nuovo approccio a questo comune disturbo del sonno e fornisce un chiaro legame scientifico tra le azioni di monitoraggio, la consapevolezza, e il sonnambulismo».

«Si tratta della prima ricerca nell’ambito dell’azione/monitoraggio, che offre dei biomarcatori importanti per i sonnamboli mentre sono svegli», ha concluso Blanke.

Lo studio è stato pubblicato nella rivista scientifica Current Biology.

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