Lifestyle Uomini e donne: chi ha il cervello più attivo?

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1.12.2017 - 13:28

(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - Il cervello delle donne è più attivo e più salutare di quello degli uomini. Così rivelano i ricercatori dell’istituto Amen Clinics, in California, dopo aver analizzato ben 46.034 scansioni SPECT (tomografia ad emissione di fotone singolo) forniti da nove diverse cliniche.

Tra i soggetti 119 volontari in salute e oltre 26mila pazienti con una varietà di condizioni psichiatriche tra cui trauma, disturbo dello spettro bipolare, sbalzi d’umore, schizofrenia/ psicosi e sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Gli scienziati hanno analizzato un totale di 128 regioni cerebrali sia in fase di inattività che durante lo svolgimento di un compito.

Durante l’esperimento, il team capitanato dal dottor Daniel G. Amen ha rilevato che il cervello delle donne è significativamente più attivo in numerose aree del cervello, soprattutto nella corteccia prefrontale, che controlla gli impulsi e la concentrazione, e nelle aree legate all’emotività e al sistema limbico, a loro volta connesse all’umore e all’ansia.

«Le differenza quantificabili che abbiamo identificato tra uomini e donne sono importantissime al fine di comprendere il rischio basato sul genere di sviluppare malattie neurologiche come l’Alzheimer», ha spiegato il dottor Amen. «Usare strumenti funzionali come la SPECT è essenziale per sviluppare trattamenti clinici mirati in futuro».

Secondo lo studio, anche la circolazione del sangue nella corteccia prefrontale delle donne è di gran lunga migliore rispetto a quella degli uomini: questo può spiegare come mai le donne dimostrino una più spiccata attitudine per sentimenti come l’empatia e la preoccupazione, ma anche l’intuito, la collaborazione e l’autocontrollo.

«Il team ha scoperto inoltre che il flusso sanguigno nelle aree limbiche del cervello femminile può giustificare anche una maggiore predisposizione delle donne all’ansia, alla depressione, all’insonnia e ai disturbi alimentari», continua il rapporto dei ricercatori.

Lo studio è stato pubblicato nella rivista scientifica specializzata Journal of Alzheimer's Disease.

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