Un'ingengnosa trovata A Cuba, i preservativi non sono unicamente riservati al sesso

dpa/jfk

27.11.2018

Fino al 2015, i preservativi erano un prodotto raro sull'isola socialista di Cuba. Ma dal momento in cui il governo ha ampliato le importazioni, i cubani hanno reinventato il preservativo e lo utilizzano nella vita quotidiana in diversi modi.

Ogni sera, al tramonto, la famosa passeggiata sul lungomare dell'Avana diventa il teatro di uno strano spettacolo. Con i polmoni gonfiati, Ernesto Rodríguez gonfia da tre ai quattro preservativi sul Malecón e li attacca a una lenza. Poi getta questa creazione stravagante in mare nella speranza che un pesce abboccherà.

Il rituale che il pescatore Rodríguez compie qui ogni sera simboleggia la Cuba di oggi, in cui povertà e senso creativo degli affari vanno spesso di pari passo. Numerosi abitanti della repubblica insulare socialista hanno imparato a non essere più limitati dalla cronica mancanza di prodotti e di materiali e a guadagnarsi la loro vita con molto ingegno.  

Per i pescatori che stazionano lungo la passeggiata, i preservativi hanno numerosi vantaggi. Da quando le autorità cubane hanno proibito la pesca su imbarcazioni al largo del Malecón negli anni 90, i pescatori non hanno più la possibilità di catturare grosse prede. «I pesci più grandi non nuotano vicino alla banchina, è questa la ragione per cui bisogna andare a cercarli», spiega Rodríguez.

Ciò che non era possibile con i metodi di pesca tradizionali, è diventato più semplice con i preservativi. Essi trasportano gli ami fino a 300 metri dalla riva, laddove i pesci pesano tra i 10 e i 15 chili.

I preservativi sovvenzionati dallo stato

Per Rodríguez, quest'attività è un introito determinante. La pesca non è soltanto un passatempo per lui, ma riesce a portare dei soldi a casa. E anche se è illegale rivendere il pesce, i ristoranti del lungomare gli offrono un dollaro al chilo per il dentice.

Ormai sovvenzionati dallo Stato, i preservativi sono abbordabili e facilmente accessibili a Cuba.
Ormai sovvenzionati dallo Stato, i preservativi sono abbordabili e facilmente accessibili a Cuba.
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Altro vantaggio: i preservativi impediscono all'amo di affondare in mare. Quando un pesce abbocca, resta in superficie e si agita, e così il rischio di perdere il pesce e l'amo è minimo.  

Non molto tempo fa, i preservativi erano una merce rara a Cuba. Nel 2014, si è registrato un record al negativo per la mancanza di preservativi, e il problema è anche stato evocato nel giornale «Granma», quotidiano ufficiale del partito comunista cubano. Da quel momento, il contingente annuale di preservativi importati è passato dai 70 milioni ai 120 milioni. I preservativi provengono dalla Cina e dall'India e sono sovvenzionati dallo Stato. Un pacco costa 5 pesos cubani, ovvero l’equivalente di circa 20 centesimi.

Un preservativo come strumento per la fermentazione

I preservativi hanno ugualmente un impatto determinante sulla produzione di vino. Orestes Estévez ha lavorato per 30 anni al ministero dell'Interno prima di poter beneficiare dell'apertura economica concessa dal presidente dell'epoca, Raúl Castro, per ottenere una licenza che gli consentisse di produrre del vino. Utilizza i preservativi nel processo di fermentazione.

I preservativi sono posti sul collo delle bottiglie. Estévez aggiunge zenzero e crescione al suo vino. «Durante la fermentazione, il preservativo comincia a drizzarsi, un po' come avviene nell'uomo», spiega Estévez. Vengono praticati dei piccoli fori sulla sommità del preservativo perché non esploda durante il processo di fermentazione, che può durare fino a 45 giorni. Nel suo negozio, «La Casa del Vino», Estévez vende i vini che produce a un prezzo che si aggira tra i 50 centesimi e un dollaro a bottiglia.

Dice che ormai si è fatto una certa reputazione e che i suoi vini sono molto apprezzati. Gli abitanti consumano finalmente vini degni di questo nome e non più alcool a buon mercato. L'effetto dei preservativi sulla vita sociale è ugualmente molto positivo: «La gente mangia bene, dorme bene e discute insieme», prosegue Estévez. A Cuba, i preservativi hanno chiaramente il vento in poppa – e non soltanto a letto.

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