Pandemia Covid: ondata omicron ha raggiunto l'apice

cp, ats

8.2.2022 - 15:46

Per Linda Nartey, una persona su cinque in Svizzera potrebbe soffrire di Long Covid.
Per Linda Nartey, una persona su cinque in Svizzera potrebbe soffrire di Long Covid.
Keystone

L'attuale ondata della variante Omicron del coronavirus ha raggiunto probabilmente il suo livello massimo.

Keystone-SDA, cp, ats

Lo ha affermato oggi Virginie Masserey dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) durante il consueto incontro settimanale coi media per fare il punto della situazione.

I numeri sono attualmente stagnanti ad un livello elevato. Anche se tra 80 mila e 100 mila persone vengono testate ogni giorno, ci sono ancora molti casi non rilevati, ha spiegato Masserey. Ciò che è importante, ha aggiunto, è che i ricoveri in ospedale non aumentino.

Nelle unità di terapia intensiva, il numero di pazienti Covid rimane attualmente stabile a circa 200. Secondo Masserey, la maggior parte dei pazienti gravi ha più di cinquant'anni e non è vaccinata. La maggior parte soffre della variante Delta del virus, ma si registra anche un numero crescente di casi da infezione con Omicron. Per l'esperta, rimane importante proteggersi anche se i numeri sono in calo.

Per Masserey è difficile dire come evolverà la pandemia in un futuro prossimo. In molti paesi, tuttavia, il numero di casi sta diminuendo a causa dell'alto livello di immunità nella popolazione.

Long Covid, se ne sa ancora poco

Gli esperti hanno riservato molto spazio al problema delle persone infettatesi col coronavirus che soffrono dei postumi della malattia – Long Covid o post Covid – ossia delle ripercussioni negative, talvolta con un impatto importante sulla vita quotidiana, caratterizzate per esempio da affaticamento, perdita di memoria, difficoltà a respirare e altri sintomi (perdita del gusto o dell'olfatto ad esempio).

Per buona parte delle persone interessate, i sintomi si indeboliscono col passare dei mesi, ma talvolta i disturbi possono andare per le lunghe con conseguenze negative per chi ne soffre, a livello sociale e lavorativo.

La malattia è ancora difficile da identificare, ha spiegato la vicedirettrice dell'UFSP Linda Nartey, benché sia importante agire con celerità. Una persona su cinque potrebbe soffrirne infatti. Per questo l'UFSP assieme alla federazione dei medici svizzeri, sta sensibilizzando i dottori di famiglia mettendo a disposizione le sue competenze per consentire uno scambio di conoscenze sulle ricerche che si stanno svolgendo all'estero e sul territorio nazionale. Per Nartey, tuttavia, è difficile al momento prevedere l'impatto che il Long Covid avrà sull'economia e la società.

Disturbi anche dopo un anno

Milo Puhan, direttore dell'istituto di epidemiologia dell'Università di Zurigo, ha presentato i risultati dei primi studi condotti su un numero di circa 1500 persone annunciatesi al nosocomio. Ebbene, benché la maggior parte migliori col passare delle settimane e dei mesi, dopo 6 mesi ben 25 persone su 100 non risentono miglioramenti della loro condizione. Tre persone accusano forti disturbi, mentre in quattro casi le ripercussioni sono giudicate medie.

La maggioranza accusa sintomi leggeri che non ne compromettono la quotidianità. Dopo un anno solo una persona soffre ancora molto. Tuttavia, molti soggetti stanno sì molto meglio, ma non possono affermare di essersi ristabiliti completamente.

Stando a Puhan, le informazioni su come curare questi disturbi sono ancora scarse. Molte persone che si rivolgono ai servizi specializzati chiedendo ragguagli sullo stato delle conoscenze in materia, ma anche come affrontare certi problemi dal punto di vista assicurativo.

All'ospedale universitario di Ginevra, ha affermato Mayssam Nehme, è stata predisposta una piattaforma (Rafael.ch) per raccogliere segnalazioni dalla popolazione e informare sul problema. Lo scopo è anche quello di contribuire agli studi in corso sul tema, ha spiegato la Nehme, aggiungendo che le persone vaccinate sembrano avere un decorso meno severo della malattia.

A detta di Rudolf Hauri, presidente dell'Associazione dei medici cantonali, c'è un potenziale di miglioramento nell'affrontare le conseguenze a lungo termine del virus. Accogliamo con favore il fatto che siano in corso diversi studi sugli effetti a lungo termine del Covid-19, ha spiegato Hauri. Dal punto di vista dei cantoni è particolarmente importante chiarire quali servizi siano disponibili in Svizzera per le persone colpite. Il problema, a suo avviso, deve acquisire peso tra l'opinione pubblica.

Se dovessero sorgere problemi gravi nella presa a carico dei pazienti post Covid-19, ha sottolineato Hauri, si dovrebbe esaminare se non sia il caso di creare offerte al di fuori delle strutture oggi conosciute.

Circa 1700 richieste all'AI

Frattanto, però, l'anno scorso circa 1700 persone si sono annunciate all'assicurazione invalidità (AI) in relazione al Long Covid, ossia il 2-3% di tutte le registrazioni, ha affermato Corinne Zbären dell'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS).

È difficile o impossibile, ha aggiunto, prevedere come si svilupperanno i numeri nel corso di quest'anno. Tuttavia, il numero di domande è rimasto stabile negli ultimi mesi.

Esercito ancora in 5 Cantoni

Attualmente, l'esercito sta ancora aiutando a far fronte alla pandemia in cinque cantoni: Berna, Friburgo, Giura, Ginevra e Vallese con 340 militi, ha dichiarato il colonnello Flavien Schaller.

Gli ultimi servizi attualmente autorizzati sono terminati il 19 febbraio, ha aggiunto Schaller, secondo cui l'impegno dell'armata sta lentamente diminuendo. Il Consiglio federale aveva autorizzato l'impiego di un massimo di 2500 membri dell'esercito in servizio di assistenza fino alla fine di marzo.

Stando a Schaller, inoltre, in merito alle scuole reclute incominciate in gennaio, più di mille giovani su 14 mila sono risultati positivi al virus. Il numero di casi nelle scuole reclute è attualmente in diminuzione. I piani di protezione – comprese le maschere FFP2 obbligatorie – si sono dimostrati efficaci, ha concluso.