Diversi Nel Mediterraneo o in Bretagna, lo squalo elefante conserva il suo mistero

AFP

13.8.2018

L’enorme esemplare si può incrociare al largo delle coste bretoni, ma anche nel Mediterraneo. Può raggiungere i 12 metri di lunghezza, pesare più di 4 tonnellate e la sua pinna può essere spaventosa. Tuttavia, lo squalo elefante, il secondo pesce più grande del mondo, conserva intatto il suo mistero.

"Vedevo soltanto l’estremità di una pinna. Era impressionante", ricorda Alain Quéméré, ancora emozionato per il suo incontro con uno squalo di questa specie, nello scorso maggio vicino all’arcipelago delle Glénan, nel Finisterre.

"A un certo punto ha toccato la parte anteriore della barca, è stato strano perché la mia imbarcazione misura soltanto 5,5 metri e lo squalo ne misurava otto", racconta il navigante, dicendo di essere stato ugualmente impressionato dai movimenti "molto lenti e delicati" dell’imponente squalo.

I più grandi esemplari di questa specie, che si nutre esclusivamente di plancton, possono raggiungere i 12 metri di lunghezza, per un peso da 4 a 5 tonnellate.

"Sembra essere il secondo pesce più grande del mondo, dopo lo squalo balena, ma non si sa granché su di lui", sottolinea Alexandra Rohr, né dove si riproduca né quando, l’età della sua maturità sessuale o il numero di esemplari presenti nelle acque del globo. "E’ uno squalo che resta molto misterioso", assicura la specialista.

"E’ rimasto almeno cinque ore intorno all’imbarcazione con la bocca spalancata", ricorda Alain Quéméré. Nuotando lentamente con la mascella spalancata, lo squalo elefante filtra l’acqua per recuperare lo zooplancton, grazie a degli organi, le branchiospine, simili ai fanoni delle balene.

Un esemplare è capace di filtrare ogni ora l’equivalente di una piscina olimpica, ovvero 300.000 litri d’acqua, nota l'Apecs, che recensisce dal 1997 la presenza di questo squalo nelle acque metropolitane, grazie alle segnalazioni dei bagnanti (www.asso-apecs.org).

Le informazioni fornite da Alain Quéméré durante la sua battuta di pesca hanno inoltre permesso all’associazione di Brest di porre un microchip sullo squalo, nel quadro del suo programma Pelargos, che punta a conoscere meglio la specie.

Dal 2016, sei squali elefante sono stati dotati di questi cartellini con microchip per seguire via satellite il momento in cui risalgono in superficie e i loro spostamenti, a volte stupefacenti.

Così, ad esempio, una femmina è stata localizzata il 20 settembre 2016 al nord della Scozia, prima di tornare in superficie il 26 gennaio 2017 a sud delle Canarie. Fino a quel momento gli squali elefante monitorati dall'Apecs non erano stati localizzati al di là di queste isole. Il 13 maggio, lo squalo era di ritorno nel golfo di Biscaglia.

"Un nonnino pieno di saggezza" 

Malgrado una vasta area di ripartizione su scala globale, gli incontri con questo squalo restano rari, salvo in alcuni settori e in particolare lungo le coste bretoni, in estate e in primavera.

Tuttavia, sono state fatte alcune osservazioni nel Mediterraneo. "È un animale fantastico", assicura Frédéric Bassemayousse, subacqueo e fotografo che li ha incontrati per tre volte, l’ultima al largo di Porquerolles (Var). "Abbiamo il piacere di vedere un nonnino pieno di saggezza.

È magnifico » assicura il fotografo, che sostiene di aver nuotato con i più grandi pesci del pianeta. Per via dello sfruttamento che se ne faceva in passato – per ricavare l’olio del suo fegato – e per il suo lento rinnovamento, dal 1996 la specie è stata considerata come a rischio dall’unione internazionale per la conservazione della natura (UICN).

Gli squali sono responsabili ogni anno della morte di una decina di uomini al mondo, mentre le api provocano 400 morti, gli elefanti 600 e i serpenti 100.000, ricorda nei suoi spazi il parco marino Océanopolis di Brest, con il chiaro intento di smentire il mito dello "squalo mangiatore di uomini".

Le immagini del giorno

Tornare alla home page