Trionfa «1917» – film di sentimenti pacifisti di Sam Mendes, già regista di 007 – ai Bafta, i cosiddetti Oscar britannici del cinema, un antipasto dell'abbuffata di statuette americane e il cui verdetto qualche volta rappresenta il presagio per gli Oscar.
E che questa volta delude i pluri-nominati «Jocker», «The Irishman» e «C'era una volta a Hollywood» – rispettivamente di Todd Phillips, Martin Scorsese e Quentin Tarantino – costretti ad accontentarsi delle briciole o quasi rispetto alle 11 nomination incassate dai primi due o alle 10 del terzo.
A «1917» sono andati i riconoscimenti delle categorie regine, di fronte al solito parterre d'eccezione della platea di Londra, duchi di Cambridge, William e Kate, inclusi: quello per il miglior film, in cui ha prevalso su «The Irishman», «Joker», «C'era una volta a Hollywood» e il sudcoreano «Parasite»; e quello per la migliore regia, dove Mendes ha avuto la meglio su Scorsese, Phillips, Tarantino e Bong Joon-Ho.
Renée Zellweger, candidata pure all'Oscar e che ha già vinto il Golden Globe, si è imposta quale miglior attrice per l'interpretazione in «Judy», la storia della vita di Judy Garland, riuscendo ad avere la meglio su Jessie Buckley, Scarlett Johansson, Saoirse Ronan e Charlize Theron; mentre Joaquin Phoenix, impressionante nelle atmosfere dark nel suo Batman a tinte fosche di «Joker», è ancor il miglior attore (con buone chance di far a sua volta filotto all'Oscar) battendo Leonardo DiCaprio, Adam Driver, Taron Egerton e Jonathan Pryce.
'Parasite' si è ben difeso col premio per il miglior film in lingua straniera e quello per la sceneggiatura. Sono viceversa rimasti, come si diceva sotto, le attese complessive sia la pellicola di Phillips (malgrado il trionfo di Phoenix), sia quella di Scorsese, mega produzione Netflix, sia soprattutto quella di Tarantino: che ha portato a casa un solo premio, andato a Brad Pitt, miglior attore non protagonista senza sorprese (anche qui un presagio per l'Oscar?).
Sam Mendes non ha nascosto al momento della premiazione «l'entusiasmo» per l'onore concesso a un film ispirato liberamente alla storia di suo nonno. «E' una soddisfazione molto intima e personale», ha commentato, che «una vicenda di famiglia si sia amplificata fino a questo punto».
Autocritica rispetto alle discriminazioni imputate al mondo del cinema e ai Bafta in particolare, invece, nelle parole di ringraziamento di Joaquin Phoenix, che – riferendosi alle candidature riservate pressoché esclusivamente ad attori e attrici bianchi – ha detto: «Mi pare che il messaggio alle persone di colore sia molto chiaro: non siete i benvenuti qui».
Phoenix ha quindi denunciato il «razzismo sistemico» dell'industria del cinema, senza fare senza sconti neppure a se stesso. «È per me un onore e un privilegio essere qui, ma sono combattuto perché molti dei miei colleghi che lo meritano non ci sono», ha insistito, evocando la necessità di una svolta.
Più leggeri i toni di Margot Robbie, superata da Laura Dern nella categoria «miglior attrice non protagonista», ma salita sul palco per ricevere il titolo maschile a nome dell'assente Brad Pitt, compagno d'avventura nello stesso film. L'emergente star australiana ha scherzato sulla Brexit («Gran Bretagna, ho saputo che sei tornata single: benvenuta nel club!«); poi ha attribuito a Pitt l'intenzione di «chiamare Harry» il premio, visto che – come il duca di Sussex e sua moglie Meghan – «non vede l'ora di tornare in America con lui». Battuta di fronte alla quale pure William e Kate si sono fatti una risata.
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