Alessandro Perillo, studente al terzo anno del Conservatorio internazionale di scienze audiovisive (CISA) di Locarno, sul set del cortometraggio "A bassa voce".
Gli studenti del CISA sul set di "A bassa voce" di Matilde Casari e Alessandro Perillo.
«A bassa voce»: tre donne, tre storie di abusi - Gallery
Alessandro Perillo, studente al terzo anno del Conservatorio internazionale di scienze audiovisive (CISA) di Locarno, sul set del cortometraggio "A bassa voce".
Gli studenti del CISA sul set di "A bassa voce" di Matilde Casari e Alessandro Perillo.
Matilde Casari e Alessandro Perillo, studenti del Conservatorio internazionale di scienze audiovisive (CISA) di Locarno, hanno presentato il cortometraggio «A bassa voce» al Festival internazionale del film di Friburgo (FIFF). Keystone-ATS li ha incontrati.
I due giovani ticinesi si sono visti assegnare il 26 marzo dal FIFF il «Prix Visa étranger», un riconoscimento ai cortometraggi realizzati nelle scuole di cinema elvetiche, per «A bassa voce».
«A bassa voce» (2021) è «liberamente ispirato» al romanzo della scrittrice svedese Camilla Läckberg «Donne che non perdonano», si legge nei titoli di coda del cortometraggio. Questo narra la storia parallela di tre donne vittime di abusi nelle quattro mura delle loro case, un film che nei suoi 16 minuti di durata è carico di emozioni molto forti.
Tre donne, tre storie di abusi
Il romanzo è stato proposto loro dal CISA, indicano Matilde Casari e Alessandro Perillo in un'intervista a Keystone-ATS. «Ci siamo messi a leggerlo e abbiamo cercato di comprenderlo fino in fondo. Dopo averlo fatto abbiamo dovuto fare una trasposizione e condensare tutto in un cortometraggio», spiega Alessandro.
Il cortometraggio è stato creato nel quadro del laboratorio «Regia e direzione degli attori» nel secondo anno del CISA, spiega Alessandro. «Era la prima volta che ci confrontavamo con degli attori professionisti da dirigere, quindi anche per noi è stata una sfida», indica Matilde. In questo contesto, «una delle sfide più grandi sono state le scenografie, in un mese di tempo abbiamo integralmente ricostruito tutti gli ambienti che vedete nel film, in studio», aggiunge.
In «A bassa voce», «ci siamo suddivisi in tre gruppi, ognuno ha creato la casa di una delle protagoniste», prosegue Alessandro. «Ogni gruppo si è occupato di una storia: Ingrid, Brigitta e Vittoria. Il passo successivo è stato quello di scrivere autonomamente le tre sceneggiature per poi intrecciarle nel film finito», afferma Matilde, «in un cortometraggio come questo il montaggio ha un ruolo fondamentale».
«Il finale ha una duplice valenza: da un lato svelare le scenografie, la messa in scena del set cinematografico e dall'altra rappresentare la solidarietà femminile. L'unione tra queste tre donne, che hanno subito situazioni molto forti, e che insieme riescono a reagire», spiega Matilde.
Un progetto di classe
Gli studenti si sono scambiati i ruoli nelle tre diverse storie raccontate nel cortometraggio, passando da registi a elettricisti e da scenografi a montatori.
«Il CISA i primi due anni ci dà la possibilità di sperimentare la regia, la fotografia, il suono, il montaggio», spiega Alessandro. La scuola dura in totale tre anni e l'ultimo anno ci si focalizza su uno degli ambiti di specializzazione. In particolare Matilde si sta specializzando in montaggio e Alessandro in fotografia.
Il fatto di seguire un progetto dall'inizio alla fine, «permette di essere coscienti, una volta usciti dalla scuola, di ciò che ogni professionista farà sul set», spiega Alessandro. «Un buon regista deve avere delle basi anche in fotografia, suono e montaggio. Proprio per riuscire a comunicare al meglio cosa desidera», aggiunge Matilde.
«Ci siamo divertiti ed è stata una bella esperienza, sicuramente frenetica, che però ci ha permesso di crescere e ci ha fatto conoscere molti aspetti importanti nel grande mondo del cinema», prosegue Alessandro.
«Abbiamo scritto una prima sceneggiatura poi abbiamo fatto una casting call e trovato gli attori che sembravano potessero funzionare per la storia che volevamo raccontare», spiega Matilde. «Come nei film veri!», aggiunge Alessandro ridendo. Le riprese sono durate in totale 6 giorni, affermano entrambi, spiegando che avevano due giorni per ogni gruppo.
Le specificità dei corti
I cortometraggi sono spesso considerati, a torto, più semplici da realizzare dei lungometraggi. «Fare cortometraggi ha una sua complessità, bisogna calcolare che un cortometraggio possiede un inizio, uno svolgimento e una fine. Esattamente come un lungometraggio», spiega Alessandro, il tutto però condensato in 15-20 minuti. «Magari la parte più difficile è far affezionare lo spettatore al personaggio o comunque farlo entrare nella storia», prosegue Alessandro.
«In un cortometraggio bisogna andare diritti al punto di ciò che uno vuol raccontare», continua. «Forse semplicità è la parola chiave», gli fa eco Matilde. «La chiave era cercare di affrontare temi importanti come quello della violenza sulle donne in maniera giusta, senza banalizzare», prosegue.
In «A bassa voce», i colori cupi la fanno da padrone per riflettere il duro tema, «ogni elemento che si aggiunge è funzionale al racconto», spiega Alessandro. «In parte questo viene fatto già in ripresa, poi in post-produzione vengono modificati ulteriormente i colori», completa Matilde.
Il CISA collabora inoltre a stretto contatto con il Locarno Film Festival, del quale è Academic Partner. Nel contesto della «Spring Academy», organizzata dal Festival e dal CISA, Matilde e Alessandro hanno da poco concluso un workshop internazionale coordinato dal regista Michelangelo Frammartino. Attualmente sono al lavoro sui loro rispettivi film di Post Diploma.