Al Maxxi Pivi e il gioco serio dell'arte
Omaggio a 20 anni dal Leone d'Oro. Lei, «Ogni opera è politica»
ROMA, 2 APR – Un soffitto morbido e colorato che ti sorride e ti avvolge con cuscini intrecciati nati dalle vesti dei monaci tibetani. Uno dei suoi orsi, spiaggiato come un trofeo di caccia che sembra ammiccare sornione mostrando la pelliccia rigorosamente sintetica, ruote di bicicletta inzeppate di piume che girano ipnotiche e leggere, un piccolo divano che gronda profumo, e poi un'enorme distesa di materassi sulla quale giocare. A vent'anni dal Leone d'oro che la lanciò sul panorama internazionale, il Maxxi a Roma si colora con l'arte giocosa di Paola Pivi, «artista e italiana anomala» come si definisce lei. «Con le opere di Paola per una volta possiamo giocare come bambini», dice il direttore artistico Hou Hanru, che insieme a Anne Palopoli ha curato il progetto site specific». Senza mai dimenticare però, avverte seria l'artista che le opere d'arte non sono mai solo gioco, bellezza, colori: «Io lavoro così. Ma il lavoro è politica, ogni opera d'arte è politica».
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