Locarno Film Festival «Apenas el sol», un film per raccontare la storia degli Ayoreo

sifo, ats

10.8.2021 - 18:15

La regista paraguayana Arami Ullón, fotografata dopo aver presentato il suo documentario "Apenas el sol" al Locarno Film Festival, 10.8.2021.
La regista paraguayana Arami Ullón, fotografata dopo aver presentato il suo documentario "Apenas el sol" al Locarno Film Festival, 10.8.2021.
Keystone

«Apenas el sol» della regista paraguayana Arami Ullón raccoglie le testimonianze della popolazione degli Ayoreo attraverso Mateo Sobode Chiqueno, indigeno che incontra gli abitanti di una delle comunità della regione del Chaco, in Paraguay. Intervista con la regista.

10.8.2021 - 18:15

La prima mondiale di «Apenas el sol» (Nothing but the sun) si è tenuta nel novembre 2020 all'International Documentary Film Festival (IDFA) di Amsterdam, ma è al Locarno Film Festival, nel quadro di Premiere Suisse, che la delegazione del film ha potuto finalmente presentarlo davanti al pubblico.

Arami Ullón è una regista paraguayana che vive fra Paraguay e Svizzera. Il film è infatti una coproduzione tra i due Paesi: il produttore svizzero Pascal Trächslin aveva già collaborato con Ullón per il documentario «El tiempo nublado» (Cloudy Times, 2014).

Preservare testimonianze e tradizioni

Il toccante documentario «Apenas el sol» segue Mateo Sobode Chiqueno, un indigeno che negli anni '70 ha iniziato a registrare canzoni e racconti per salvaguardare le tradizioni della sua popolazione Ayoreo. Nel corso del film, Mateo incontra altri Ayoreo che a partire dagli anni '50 sono stati cacciati dai loro territori nella foresta del Paraguay dai coloni bianchi e pone loro domande relative alla cultura e alle terre ancestrali.

In un'intervista accordata a Keystone-ATS, Arami Ullón conferma che questa popolazione indigena è tutt'oggi minacciata. Circa 4'000 Ayureo vivono ormai nelle comunità istituite dai bianchi mentre se ne contano soltanto 200 nelle foreste, completamente isolati senza contatto con l'esterno.

La regista ha deciso di trattare questo tema perché voleva creare un documento visivo per testimoniare le tradizioni indigene offrendo loro «una finestra di 74 minuti, dove possono accedere ad una parte della loro cultura».

Rigetto della propria cultura

Nel film alcuni Ayoreo testimoniano di non credere più nelle tradizioni ancestrali quali lo sciamanismo e di essersi adattati alle abitudini e credi dei bianchi come il cristianesimo. Non è il caso di Mateo, che come riferito da Ullón, ha voluto proprio registrare le voci della sua popolazione per far rivivere le sue tradizioni andate perse.

Secondo la regista, «la ragione principale per la quale rigettano la propria cultura è che così facendo possono essere meglio accettati nel mondo dei bianchi». Prosegue dicendo che le comunità sono popolate da missionari che hanno sparso la voce che le tradizioni degli Ayoreo sono diaboliche. Tutto ciò si basa su un grande contrasto che Ullón definisce «perverso», infatti «i missionari, che li hanno cacciati dalla loro terra e hanno imposto loro una nuova cultura, sono anche quelli che al contempo possono offrire loro lavoro».

Una campagna per supportare gli Ayoreo

Ullón spera che le autorità paraguayane supporteranno il documentario malgrado il Governo attuale non riconosca la diversità culturale delle popolazioni indigene. La regista afferma che se dovessero censurare il film «lo faremo diventare pubblico ed internazionale».

La speranza è che il Governo agisca a favore degli indigeni, prosegue annunciando inoltre che in novembre verrà lanciata una campagna chiamata «Legal Defense Fund» che raccoglierà soldi in tutto il mondo per creare un fondo che permetta agli Ayoreo di difendere la loro terra e di riottenerla. La campagna è organizzata dalla regista stessa e dal produttore svizzero Pascal Trächslin. Ullón precisa inoltre che la Costituzione paraguayana «supporta i diritti degli indigeni perché si riapproprino della loro terra».

Ullón ha una compagnia di produzione in Paraguay, Arami Ullón Ciné, in cui produce per ora soltanto i suoi film: l'obiettivo è di produrre film paraguayani in futuro.

La regista lavora anche come consulente narrativa per produttori svizzeri, in particolare durante il processo di edizione e di struttura del racconto: «Sono ossessionata dalla narrazione, mi appassiona scoprire come posso migliorare il modo di raccontare.»

sifo, ats