Cinema Bryan Cranston: «Harvey Weinstein è stato molto gentile con mia moglie»

Marlène von Arx

20.3.2019

L’ultimo grande successo di Bryan Cranston è stato «Breaking Bad». Lo ritroviamo ora sul grande schermo al fianco del comico Kevin Hart nel remake hollywoodiano «The Upside». Bluewin lo ha intervistato per voi.

Il celebre film «Quasi amici - Intouchables» raccontava la nascita di un’amicizia tra un ricco tetraplegico e il suo assistente non qualificato che proveniva dalle periferie. L’opera originale francese è attualmente oggetto di un «relooking» all’americana grazie a «The Upside»: nell’intervista concessa a «Bluewin», Bryan Cranston racconta la frustrazione che ha provato sulla sedia a rotelle, il ritardo nelle riprese causato dallo scandalo Harvey Weinstein e spiega in che modo questo ruolo gli ha insegnato a provare compassione per Donald Trump.

«The Upside» è il remake americano del film francese «Quasi amici - Intouchables». Lei era un fan dell’originale?

Sì, è per questo che ho esitato a recitare nel remake. Ma poi mi sono detto che il film sarebbe stato comunque girato, con me o senza di me. Come mi sarei sentito se alla fine il risultato fosse stato buono? Così, mi sono riletto la sceneggiatura e ho incontrato Kevin Hart, perché volevo assicurarmi che avesse in testa la giusta direzione. È lui che detta il ritmo del film, mentre io sono immobilizzato sulla sedia a rotelle.

Dell (Kevin Hart) cura i muscoli di Phillip (Bryan Cranston).
Dell (Kevin Hart) cura i muscoli di Phillip (Bryan Cranston).
Keystone

Cosa l’ha convinta?

Non saprei dire esattamente cosa mi abbia convinto. Ma ho sentito che lui poteva assicurare la riuscita emotiva del personaggio. Alla fine, si parla di due uomini che, per ragioni differenti, non vedono alcun futuro per loro stessi.

Ha discusso anche con Philippe Pozzo di Borgo, l’uomo al quale il suo personaggio è ispirato?

Sì, in più di un’occasione. Oggi vive in Marocco ed è sempre in contatto con Abdel. Sta piuttosto bene, ha circa 65 anni e si sorprende di essere ancora vivo. Ho incontrato anche altre persone tetraplegiche. Siamo usciti per mangiare, ad esempio, perché volevo vedere come funzionano le cose su un minibus e come si comportano in diverse situazioni. Cercavo anche di capire come trovano un equilibrio tra speranza e disperazione. Colgo l’occasione per congratularmi con tutti gli assistenti e le assistenti che si occupano di loro. Ho anche chiesto alla produzione una sedia a rotelle per potermi allenare a casa.

E com’è andata?

Con grande disappunto di mia moglie, sono andato più volte a sbattere contro i mobili (ride). Sono stato ancor più riconoscente per il mio stato di salute quando ho tentato di controllare la carrozzina con il mento. Come esseri umani, in un modo o nell’altro, ci definiamo molto in funzione del nostro corpo. L’incapacità di effettuare le cose più semplici è diventata presto frustrante per me. Ero di cattivo umore e depresso. Ad un certo punto, ho lasciato perdere e mi sono alzato in piedi in lacrime. È in quel momento che ho capito che dovevo lavorare più sul lato emozionale che su quello meccanico.

In buona compagnia: l’attore premiato agli Emmy Awards Bryan Cranston, l’attrice premio Oscar Nicole Kidman e il comico celebre in tutto il mondo Kevin Hart.
In buona compagnia: l’attore premiato agli Emmy Awards Bryan Cranston, l’attrice premio Oscar Nicole Kidman e il comico celebre in tutto il mondo Kevin Hart.
Keystone

Lei è diventato celebre con la serie «Breaking Bad», che si è conclusa sei anni fa. Walter White le manca ogni tanto?

No, Walter White non mi manca. Dopo 15 ore passate nei suoi panni, dovevo fare attenzione a dismetterli la sera quando lasciavo lo studio. Obiettivamente, non si trattava di un tipo pulito. Per me, la storia è definitivamente terminata: non mi manca affatto. Detto ciò, ovviamente, gli sono riconoscente per ciò che ha fatto della mia carriera. Grazie a lui, oggi ho molto lavoro.

E cosa fa quando non lavora?

Mi riposo. Davvero, non faccio granché. Non ho alcun passatempo.

Dopo «Breaking Bad» ha recitato in biopics, commedie, thriller e drammi. Cosa le lasciano i differenti ruoli che interpreta?

Bella domanda. I ruoli mi lasciano ancora delle tracce. Mi piacciono i personaggi feriti. Mi aiutano a gestire le preoccupazioni. Rappresentano una valvola di sfogo: attraverso di essi posso esprimere la mia collera, le mie paure, la mia vulnerabilità e tutto ciò che non ci piace rendere pubblico. È come un geyser di emozioni.

Quali emozioni ha avvertito con «The Upside»?

«The Upside» mi ha consentito di aprirmi a persone che soffrono, in modo reale o immaginario. Ho sviluppato nei loro confronti una maggiore comprensione. I recenti suicidi di celebrità dimostrano che il successo non salva dalla depressione. I dolori fisici e mentali sono reali. Le malattie mentali sono reali. Negli Stati Uniti, abbiamo un presidente mentalmente malato. Non sto scherzando. Ai miei occhi è una cosa seria: penso che abbia dei problemi in testa ed è per questo che provo per lui una certa compassione, poiché non credo sia in grado di agire in altro modo. Speriamo che il paese e il mondo sopravvivano con meno danni possibili e che lui possa guarire.

Domande e risposte: Bryan Cranston e la nostra giornalista Marlène von Arx.
Domande e risposte: Bryan Cranston e la nostra giornalista Marlène von Arx.
Marlène von Arx

«The Upside» è stato girato due anni fa ed è rimasto bloccato un anno dal fallimento della Weinstein Company. È stato frustrante il fatto che il suo lavoro sia rimasto per così tanto tempo inaccessibile al pubblico?

I film ci mettono sempre un po’ ad arrivare in sala. Se ci sono poi numerosi effetti speciali i tempi si allungano ulteriormente. È bene concentrarsi sul film quando lo si fa. In seguito, in realtà è meglio dimenticarlo. Anche perché non si può più cambiare nulla. È la ragione per la quale non mi concentro mai davvero sulle cose che non posso controllare. Detto ciò, chiaramente, sono contento che il film ora sia al cinema.

Quando sono emerse le numerose accuse di aggressione sessuale nei confronti del produttore Harvey Weinstein, ne è rimasto sorpreso?

Sì, la cosa mi ha scioccato. Avevo sentito dire che era un donnaiolo, ma cosa poteva significare? Che tradiva sua moglie? Non sapevo che si comportasse così male. Ho conosciuto un altro Harvey. Lo apprezzavo e non avevo alcun problema con lui. È stato anche molto gentile con mia moglie. Sua madre è morta nel primo giorno di riprese di «The Upside». Perciò ho detto alla troupe che avrei dovuto vederla immediatamente e Harvey ha inviato un mazzo di fiori e un biglietto con parole gentili. Il fatto che io sia dovuto partire e che il calendario delle riprese sia stato modificato non ha provocato alcun problema. La vita, in effetti, è così: a volte ci scombina i piani.

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