Me too Cristina Comencini sul caso Weinstein: «Asia Argento ha fatto bene a denunciarlo»

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16.1.2023 - 07:00

Cristina Comencini
Cristina Comencini

La regista si sbottona sul movimento MeToo e prende le difese della figlia di Dario Argento.

16.1.2023 - 07:00

Cristina Comencini ha parlato senza remore del suo passato, commentando anche il movimento femminista MeToo, che si batte contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne.

«Certo che è giusto (denunciare dopo anni dall’accaduto, ndr)! A volte occorre molto tempo per elaborare quel che è accaduto, per trovare il coraggio di raccontarlo. Spesso la donna è vittima due volte: dell’uomo e del senso di vergogna che prova, come se fosse lei la colpevole», spiega la regista – figlia del celebre sceneggiatore italiano Luigi Comencini – parlando di Asia Argento e del caso Weinstein.

«(Ho diretto Asia, ndr) Quando aveva tredici anni. Una ragazza sensibilissima e bellissima, molto bisognosa di affetto. Ci eravamo perse di vista, ci siamo riviste da poco. L’ho abbracciata. Ha fatto benissimo a denunciare».

Dal canto suo la Comencini, tuttavia non ha mai subito molestie nel suo lavoro.
«Sul lavoro, no. Come quasi tutte le giovani donne ho avuto l’esperienza degli esibizionisti per strada, di quelli che ti mettono le mani addosso sugli autobus. Ma so che molte attrici hanno dovuto sottostare a molestie e ricatti».

Merito forse di una certa indipendenza e risolutezza, costruita durante l’infanzia.

«(La mia infanzia fu, ndr) Stupenda e selvaggia. Abitavamo alla Camilluccia e avevamo un grande cortile, dove passavo le giornate. Uscivo in bicicletta, giocavo a cavalcare il cane lupo di papà, Dago. La sera mi chiamavano perché tornassi a casa. Non giocavo con le bambole, non studiavo mai, a scuola andavo male. Non riuscivo a stare ferma».

I genitori della regista furono figure determinanti.

«(Mio padre) Era nato a Salò, figlio di un ingegnere bresciano e di una svizzera di religione valdese. Papà era moralista, severo, taciturno, ma dolce con i bambini. Mi madre invece era figlia di una principessa napoletana. Aristocrazia decaduta: «Non potremmo venderci un po’ di titoli?», chiedeva sorridendo suo fratello. Papà la incontrò a teatro, a una commedia di Eduardo. Fu attratto dalla sua risata. Si rividero a pranzo alla fiaschetteria Beltramme, che era il ritrovo della gente del cinema, da Lattuada a Carlo Ponti. Fu l’inizio di una grande storia d’amore, durata tutta la vita…».

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