Cinema Elsa Barberis, una figura dimenticata riscoperta da Claudia Quadri

sifo, ats

23.1.2024 - 15:34

La scrittrice e regista ticinese Claudia Quadri ha presentato il suo primo film in anteprima mondiale alle Giornate di Soletta.
La scrittrice e regista ticinese Claudia Quadri ha presentato il suo primo film in anteprima mondiale alle Giornate di Soletta.
Keystone

La scrittrice e regista ticinese Claudia Quadri ha presentato in prima mondiale alle Giornate di Soletta il film «Elsa Barberis, una pioniera dimenticata». Questo riscopre una luganese che fra gli anni '30 e '60 ha fatto carriera nella moda, cadendo poi nell'oblio.

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Nel 1943 Elsa Barberis (1902-1991) partecipa alla Settimana svizzera della moda a Zurigo con capi d'abbigliamento da lei creati, una prima per una ticinese. Da lì la sua carriera prenderà il volo e la porterà a contare tra le sue clienti anche star quali l'attrice americana Gloria Swanson.

Il documentario di Claudia Quadri, che abbiamo incontrato a Soletta in occasione dell'anteprima tenutasi venerdì sera, ripercorre la carriera della stilista luganese attraverso materiali d'archivio, immagini, articoli nonché testimonianze di amici, parenti e persone che lavorano nel mondo della moda e della cultura quali Anna-Lina de Pontbriand, direttrice del MuMode (Museo della Moda di Yverdon, VD).

Una donna all'avanguardia

«Ho scoperto Elsa Barberis grazie agli Archivi riuniti delle donne ticinesi (AARDT, ndr) che possiedono un dossier su di lei come su molte altre figure femminili», spiega Quadri. Barberis era una donna all'avanguardia e moderna, e ciò lo si può percepire nel film dall'atteggiamento con cui disegnava i capi di abbigliamento.

È «una figura che ha avuto una vita veramente fuori dall'ordinario», spiega la regista, «ha aperto il suo atelier a Lugano a metà degli anni '30, come donna e autodidatta», cosa per nulla scontata a quei tempi.

La regista si è interessata a questa storia poiché «racconta l'avventura umana e professionale di una donna che ha avuto coraggio, che ha lavorato tanto e ha avuto anche fortuna, che ha fatto successo e che poi progressivamente è andata incontro all'oblio perché in quel momento il Ticino non era in grado di cogliere quello che aveva fatto», afferma.

Il documentario viene raccontato in prima persona da una voce narrante che rappresenta Barberis. Un espediente questo per farla rivivere e per far immergere ancora di più il pubblico nella sua storia. «Elsa ha spesso parlato di sé stessa in interviste e in un certo senso avevo nell'orecchio le sue dichiarazioni», spiega la regista, «le citazioni nel film corrispondono alla realtà».

Lo «stile Barberis»

«Elsa ha collaborato molto con suo fratello Franco che era grafico», precisa, «lui era una persona estremamente versatile, il design della moda appartiene al suo primo periodo». Fra il materiale d'archivio presente nel film ci sono anche «immagini delle sfilate di Elsa, come quelle di Vulpera, in Engadina, dove ha trascorso diverse estati», indica Quadri.

Stando al Dizionario storico della Svizzera «lo 'stile Barberis' si caratterizzava per la linea innovativa dei capi, eleganti e disinvolti al contempo; confezionati con tessuti apparentemente semplici» e grezzi (materiali naturali, ndr), «dagli accostamenti di colori insoliti per l'epoca e dalle forme comode e quadrate, i suoi abiti assecondavano le nuove esigenze di mobilità femminile.»

Nel 1958, Barberis partecipa alla seconda Esposizione nazionale svizzera del lavoro femminile (Saffa) con una serie di capi d'abbigliamento ispirati ai prodotti dell'agricoltura ticinese. «Quando Elsa si è ritirata a metà degli anni '60 era già arrivato il prêt-à-porter nel campo della moda, lei aveva più di 60 anni e la madre anziana di cui occuparsi», indica la regista.

La moda di Barberis riscoperta

«Quando ho visto le foto degli abiti ho subito immaginato che sarebbe stato bellissimo poter in qualche modo riportare in vita questi vestiti», spiega la regista. «Perché Elsa Barberis ha creato una moda pensata per la donna moderna, che stava prendendo forma in quegli anni.»

Grazie a Quadri e al suo lavoro per realizzare questo documentario, c'è un futuro per i capi d'abbigliamento creati da Elsa Barberis. Come lo si vede nel film, la Scuola specializzata superiore di abbigliamento e design della moda (STA) di Lugano, ha in parte ricreato «abiti originali di Elsa a partire da foto di riviste dell'epoca e gli studenti hanno poi sviluppato una collezione ispirata al suo stile», afferma Quadri. Alcuni di questi abiti vengono indossati da una modella nella pellicola.

Un altro progetto ha coinvolto gli studenti del Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA), sempre a Lugano, che «hanno rifatto a telaio delle stoffe che Elsa ha usato per i suoi modelli, creando poi delle variazioni», spiega. Questa parte non viene menzionata nel documentario poiché le riprese del film erano già terminate. «Non escludiamo di andare avanti per realizzare ulteriori cose legate al progetto Barberis», indica la regista.

Regista e scrittrice

Quadri ha lavorato a lungo come giornalista (radio e televisione) per la RSI, dal 2021 lavora come indipendente nell'ambito della letteratura e del cinema. Nel 2015 è stata insignita di un Premio svizzero di letteratura per il suo romanzo «Suona, Nora Blume» (Casagrande 2013). Il suo ultimo libro «Infanzia e bestiario» (Casagrande 2022), uscirà nella versione in romancio da editionmevinapuorger Verlag, una prima per i suoi romanzi.

L'anteprima del documentario, prodotto da FiumiFilm, coprodotto dalla RSI e sostenuto dalla Ticino Film Commission, si è tenuta venerdì sera con una seconda proiezione la domenica. Riguardo al fatto di presentare il film alle Giornate di Soletta la regista ha affermato di essere «contentissima per Elsa perché non è possibile che una figura come lei venga dimenticata». Quadri ci ha anche fatto sapere che l'affluenza a Soletta così come l'interesse del pubblico sono stati molto buoni.