Su Francesca Fagnani Enrico Mentana: «Era determinata, non arrivista»

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13.3.2023 - 13:00

Enrico Mentana
Enrico Mentana

Intervistato dal Corriere, il giornalista parla anche della fidanzata, conduttrice di «Belve».

Diventato da giovanissimo un volto noto del piccolo schermo, Enrico Mentana, ha raccontato il primo incontro con l’attuale fidanzata Francesca Fagnani, conduttrice del programma «Belve».

«Venne a intervistarmi per una rivista d’arte. Mi incuriosì, e non solo per la bellezza. Era determinata, non arrivista. Una secchiona capace di studiare due notti di fila per far bene una cosa», dice Mentana al Corriere parlando della giornalista, l’ultima di una lunga lista di donne che hanno affiancato Mentana.

«Ho avuto una vita sentimentale da laico. E ho avuto Stefano dalla prima compagna, Alice dalla seconda, Giulio e Vittoria dalla mia ex moglie».

In tutti i casi, però, l’amore è stato autentico e duraturo. «Era finita. Ma sono sempre stati amori decennali. Compreso quello in corso».

«Fossi bambino oggi farei lo youtuber o il tiktoker»

Liaison a parte, Mentana ha poi parlato del suo rapporto con il giornalismo, che lo attrasse fin da adolescente.

«Mi chiudevo nello sgabuzzino con un piccolo televisore per fare le telecronache. Era la modernità, era il futuro. Fossi bambino oggi farei lo youtuber o il tiktoker. Per me era una pazzia divorante. Ogni volta che conoscevo un giornalista mi emozionavo».

Merito anche del padre che gli trasmise la passione per l’informazione. «Uscì dal Pci nel 1956, dopo l’invasione dell’Ungheria. E passò alla Gazzetta dello Sport».

A differenza dell’uomo, però, Mentana militava in un’altra ala politica. «Io ero anarchico. Diverso dagli anarco-insurrezionalisti di oggi. Con due compagni di scuola, Michele Serra, il bravissimo giornalista, e Guido Salvini, il magistrato che ha ottenuto una sentenza definitiva su Piazza Fontana, militavo in un piccolo gruppo che si chiamava Movimento socialista libertario. A Milano eravamo minoranza: il movimento studentesco era stalinista, e Stalin gli anarchici li faceva fucilare. Ma era anche la Milano di Pinelli e Valpreda. Avevamo una passione per la sinistra antiautoritaria, un’utopia romantica sconfitta dalla storia».