Festa Roma: Konchalovsky, il mio sporco Michelangelo
Regista de Il peccato, è un po' il sequel di Andrej Rubliov
ROMA, 25 OTT – Un Michelangelo così non si era mai visto, così sporco, attaccato al denaro, rozzo e violento, un mélange perfetto tra Ligabue e Caravaggio. E questo vale per un Cinquecento altrettanto sporco, dozzinale, con tanto di galline che razzolano dentro lo stesso Vaticano. Andrei Konchalovsky in ‘Il peccato. Il furore di Michelangelo' racconta così l'uno e l'altro in un kolossal d'autore interamente girato in Italia in quattordici settimane e prodotto dalla Fondazione Andrei Konchalovsky per il sostegno al Cinema e alle Arti Sceniche e Jean Vigo Italia con Rai Cinema. Konchalovsky, che è anche autore della sceneggiatura con Elena Kiseleva (Paradise), ripercorre in ‘Il peccato', evento speciale di chiusura di questa 14/ma edizione de La Festa di Roma e in sala dal 28 novembre con 01, solo alcuni dei momenti della vita di Michelangelo (Alberto Testone) dove l'artista, anche troppo umano nella vita ordinaria, è portatore quasi di una involontaria sacralità creativa, uno dono, tanto da essere chiamato alche da Papa Giulio II (Massimo De Francovich) ‘il divino'.
«Non è un film, ma piuttosto una visione. È come una sinfonia – spiega oggi il regista 82enne -. Non volevo fare il Michelangelo che conoscono tutti, né fare una biopic. Così ho lavorato solo ad alcuni periodi della sua vita anche chiedendomi: cosa avrebbe mai scritto Dante di Michelangelo che, tra l'altro conosceva a memoria la Divina Commedia proprio come il vostro Benigni?«. (ANSA).
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