SpettacoloGabriele Muccino: «Perché me ne sono andato dall’America»
CoverMedia
4.6.2020 - 16:34
Il regista commenta la recente situazione sociopolitica negli Stati Uniti, esplosa in seguito all’uccisione dell’afroamericano George Floyd, da parte di un poliziotto bianco a Minneapolis.
Gabriele Muccino è disgustato dalla situazione sociopolitica che attanaglia l’America, in seguito all’uccisione di George Floyd. Il regista ha vissuto a lungo negli USA, tuttavia, dopo 12 anni di permanenza su suolo americano, il 53enne ha scelto di rientrare in Italia. E ora rivela perché all’epoca ha preferito fare le valigie.
«Uno dei motivi per cui ho avuto un rifiuto forte per l'America e sono andato via è per la violenza tangibile che entra sottopelle. È il tessuto della società americana che prima ti terrorizza e poi, per uno che ha una cultura europea, o ti schiaccia o ti mette in fuga», ha dichiarato Gabriele Muccino a Adnkronos.
«Ho vissuto in America 12 anni e la realtà è sconvolgente come il video che ho postato», afferma il cineasta riferendosi alla sua clip diffusa sui social, in cui documenta la recente brutalità delle forze dell’ordine nelle capitali americane, in seguito all’uccisione di Floyd da parte di un poliziotto bianco a Minneapolis.
«Io ho visto almeno una volta a settimana qualche nero ammanettato e perquisito dalla polizia senza aver fatto nulla. La realtà razziale in America è un profondissimo disagio da sempre - prosegue Muccino -. Gli abusi della polizia sono noti. E la differenza di questi giorni è scaturita dal fatto che l’intera evoluzione dell’arresto di Floyd è stata tutta filmata perché, altrimenti, in qualunque altra circostanza avrebbero detto che il soggetto aveva fatto resistenza al pubblico ufficiale e quindi il caso sarebbe rientrato, come in altre decine di occasioni, in una sorta di buco nero e sarebbe scomparso. Ma di situazioni come quella verificatasi per Floyd ce ne sono tantissime, tanto che la pratica del ginocchio sul collo è una pratica che la polizia esercita normalmente».
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