«Ti racconto il mio cinema»Giovanna Mezzogiorno parla di sé nel suo primo libro
Covermedia
23.7.2024 - 11:00
Al «Giffoni Film Festival» l'attrice ha svelato alcuni retroscena del suo lavoro.
23.07.2024, 11:00
23.07.2024, 11:17
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Giovanna Mezzogiorno è tornata al «Giffoni Film Festival» per presentare il suo primo libro «Ti racconto il mio cinema», in cui descrive come si fa cinema, dalla scrittura della sceneggiatura al montaggio della pellicola, condividendo non solo i suoi ricordi legati ai set, ma anche le sfide e le emozioni vissute dietro le quinte.
Ricordi ed esperienze che non le mancano, in attesa di «progetti interessantissimi in arrivo».
Attrice di gran talento, impegnata sia al cinema che in teatro e televisione, pluripremiata, Giovanna Mezzogiorno ha lavorato con i più grandi registi in cinema e teatro: Michele Placido, Gabriele Muccino, Ferzan Özpetek, Mike Newell, Wim Wenders, Francesca Archibugi, Marco Bellocchio, Cristina Comencini, Gianni Amelio, Daniele Luchetti, solo per citarne alcuni.
«Mio papà non mi ha mai vista in scena»
Figlia d'arte, ha però il rimpianto di non aver mai potuto prendere insegnamenti diretti dal padre Vittorio: «Mio papà non mi ha mai vista in scena, non mi ha potuto insegnare niente sul campo, ma guardando i suoi film, e attraverso i ricordi che ho di lui, ho imparato tanto. Una cosa su tutte? il rigore maniacale. Non porto mai il cellulare sul set, a differenza di molti colleghi italiani. Nelle pause tra una scena e l'altra preferisco prepararmi al set al quale in precedenza hanno lavorato attentamente gli altri».
Tra i registi che le hanno lasciato un segno, oltre al padre, tre nomi spiccano su tutti: Peter Brook, Sergio Rubini e Michele Placido. E un attore? «Luigi Lo Cascio. Con lui ho lavorato in due film, ' I nostri ragazzi' e 'La bestia nel cuore'. C'è una grande sintonia tra di noi, ci confrontiamo sulle scene e parliamo tanto delle nostre vite personali».
Dagli inizi fortuiti alla sua vita fuori dal set
Dagli inizi, fortuiti («la prima volta che ho messo piede su un set avevo 5 anni, ma non ho mai avuto velleità in questo ambito. Ero una bella bambina, le proposte arrivavano, ma i miei genitori hanno sempre rifiutato, e per questo li ringrazio; poi, quando ero a Parigi Peter Brooks mi notò e mi propose il ruolo di Ofelia»), alla sua vita fuori dal set («Non porto il lavoro a casa, lascio il personaggio nel momento in cui finisce l'ultimo ciak della giornata»), Giovanna Mezzogiorno ha raccontato ai ragazzi anche del suo corto da regista, «Unfitting», in cui racconta la sua storia di vittima di bullismo, emarginata dopo aver preso venti chili.
«Vuole essere un piccolo film autobiografico però vissuto con ironia. Non mi sono lamentata e non è una rivendicazione, ma l'ho potuto fare con ironia solo dopo tanta rabbia. Non bisognerebbe farsi condizionare dal giudizio altrui soprattutto sul nostro aspetto fisico. Questo non accade solo nel mondo del cinema ma credo accada in ogni posto di lavoro», ha concluso.