Foto sui socialGiulia De Lellis: «Viaggio in Israele? Nessuna propaganda politica»
Covermedia
28.7.2023 - 16:30
L’influencer si è difesa dalle critiche che l’hanno travolta per alcune foto condivise sui social network insieme al capo di Stato israeliano Isaac Herzog.
Covermedia
28.07.2023, 16:30
28.07.2023, 16:42
Covermedia
Giulia De Lellis al centro della bufera per la vacanza in Israele insieme al fidanzato Carlo Beretta, vicedirettore dell’omonima azienda che produce armi.
La coppia ha postato su Instagram scatti con le forze di difesa israeliane e con il Capo dello Stato, Isaac Herzog.
La De Lellis ha partecipato a una sorta di addestramento con le Idf, il tutto taggando il loro profilo come si è soliti fare con gli alberghi di lusso che ospitano influencer in cambio di visibilità. Oltre agli scatti con le forze di difesa israeliane, Giulia ha preso parte col fidanzato a un party esclusivo nella Grotta di Salomone.
A far scoppiare la polemica contro l’influencer e il compagno è stato un content creator, Karem From Haifa, psicologo e attivista di origine palestinese. «Questi due soggettoni stanno facendo un simpatico viaggetto in Israele dove si sono concessi una bella giornata di addestramento insieme all’Idf, l’esercito di un regime di apartheid, da oggi dichiarata dittatura fascista».
Poi ha rincarato la dose: «Dopo essersi divertiti con l’esercito che solo quest’anno ha ucciso più di 40 minori senza subire nemmeno un richiamo, sono andati a fare un party – che solo i ricchi distaccati dalla realtà potrebbero fare – sotto alla Grotta di Salomone, che si estende sotto al quartiere islamico dove le famiglie palestinesi, cristiane e musulmane vengono deportate per fare spazio ai coloni e dove la polizia per divertimento ogni tanto spara ai ragazzi autistici… Tra l’altro magari proprio con le armi che gli vende il tuo fidanzato, Giulia…».
Dopo ore di silenzio, l’ex volto di «Uomini e Donne» e «Grande Fratello Vip» ha pubblicato una story su Instagram con un testo, nel quale rivendica la sua buona fede: «Nel racconto del mio viaggio in Israele c’era solo il piacere della scoperta e nessuna volontà di propagandare alcun messaggio politico, anche perché sono perfettamente consapevole di non avere la preparazione per poter prendere posizione su un tema così complesso e delicato».
Infine la conclusione: «Chi ha sostenuto il contrario mi ha sopravvalutata o più semplicemente ha scelto di usarmi, lui sì, per fare propaganda. Vedere così tanta aggressività e odio da parte di chi dichiara di essere animato da sentimenti di pace mi sconvolge ma, consapevole del mio ruolo, saprò essere più attenta, sia in ciò che racconto che nel modo in cui lo faccio».