Spettacolo«Gli orologi del diavolo»: nuova serie crime con Beppe Fiorello
CoverMedia
2.11.2020 - 15:32
La fiction è ispirata alla vera storia di Gianfranco Franciosi, meccanico navale diventato collaboratore della Polizia contro i narcos.
Il 2 novembre debutta in prima serata su Rai 1 «Gli orologi del diavolo», nuova fiction con protagonista Beppe Fiorello.
La serie tv, ispirata alle grandi produzioni internazionali del genere crime, è basata sulla vera storia di Gianfranco Franciosi, meccanico navale diventato collaboratore della Polizia contro i narcos, ma poi tradito dallo Stato.
Franciosi è autore anche dell’omonimo libro, scritto con il giornalista Federico Ruffo.
«Rai 1, in questo periodo, si sta nutrendo molto bene di fiction, piacciono e Rai 1 sta variando i generi - ha dichiarato Fiorello in conferenza stampa, come riporta TvBlog -. Noi arriviamo con un genere un po’ anche insolito per la rete, un genere “narcos”, un genere cosiddetto “crime”. Era una mia volontà quella di cambiare genere. Mi sono imbattuto in questo bellissimo libro di Federico Ruffo, scritto con lo stesso Franciosi, un libro con il quale si potrebbero fare almeno due stagioni. Questo libro mi ha appassionato da morire e, quindi, ho trovato la chiave per sviluppare questo desiderio».
L’attore descrive così il suo personaggio, soffermandosi sull’incredibile storia di Franciosi. «Il personaggio si chiama Marco Merani. C’è qualche differenza caratteriale tra il mio personaggio e Gianfranco Franciosi e anche l’età è diversa. Franciosi, nella vita reale, fu coinvolto in questa collaborazione con la Polizia a 25 anni. Io, purtroppo, non li ho più. Questo ha leggermente modificato il personaggio: Marco è un uomo più razionale, più riflessivo, con i piedi più per terra. Gianni, così viene chiamato Gianfranco, all’epoca, era mosso dall’eccitazione della giovinezza, dall’incoscienza che l’ha fatto agire d’istinto. Lui non ne parlò con nessuno di questa proposta della Polizia. L’operazione doveva durare al massimo una settimana, 10 giorni. Questo ingranaggio, invece, andò avanti e passarono degli anni. Questo meccanismo lo stritolò. È la storia di un granello di sabbia che cadde in un ingranaggio molto grande dal quale non riuscì ad uscire. Moralmente, Gianni non si pente di nulla. Ha capito di aver fatto un gesto civile importante. È diventato un testimone di giustizia a tutti gli effetti. Quello dei testimoni di giustizia sarà un tema che tratteremo. Spesso, i testimoni di giustizia rimangono in un limbo che non è più vita: non hanno più un lavoro, non hanno più una famiglia, non hanno più un luogo. A Gianni, gli furono sequestrati i cantieri perché aveva perso di vista anche i suoi affari. E lo Stato e la burocrazia, poi, ti mandano il conto. Alle persone che hanno fatto una cosa importante per noi, spesso, succedono cose paradossali. Gianni ha contribuito al più grande sequestro di droga di narcotraffico al largo dell’Oceano Atlantico».
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