TV Il Mago Forest sulla GialappaShow: «Siamo arrivati al momento giusto»

Covermedia

8.6.2023 - 16:30

Gialappashow
Gialappashow

Fenomeno di questa stagione televisiva, lo show condotto da Michele Foresta è un successo: «Da ragazzino facevo la parodia del mago».

8.6.2023 - 16:30

Con un milione di telespettatori in attivo, il GialappaShow è stato uno dei fenomeni televisivi dell’anno.

Grazie anche a Michele Foresta, alias il Mago Forest, che conduce ritorno in tv della Gialappa's.

«Ci vogliono bene, siamo arrivati al momento giusto al posto giusto. Non c'è una formula, si parte con le migliori intenzioni. Ce l'abbiamo messa tutta anche in altre trasmissioni andate meno bene: alla fine è il pubblico che giudica», ha detto Michele Foresta nell’ambito dell’intervista concessa a Repubblica, dove racconta anche gli esordi come mattatore.

«(Ho cominciato, ndr) A Radio Nicosia. A scuola facevo sempre lo spiritoso, mi ci mandarono i professori. Facevo un mago esoterico che si occupava di problemi d'amore, salute, e non dava speranza a nessuno. A Nicosia c'era il mago Nino Bonelli, eravamo amici: io facevo la parodia del mago, lui lo era davvero. Giravamo per gli oratori e i teatrini, di nascosto dai genitori». Il successo vero è arrivato dopo, grazie alla trasferta meneghina.

«Speravo di lavorare nello spettacolo»

«Ho studiato ragioneria ma speravo di lavorare nello spettacolo: macchinista, aiuto scenografo – papà era carpentiere, ho una certa manualità. Sono partito per Milano, dove viveva uno zio, ho frequentato la scuola «Il palcoscenico»».

Renzo Arbore ha però giocato un ruolo determinante nel condurre Foresta verso lo showbiz.
«Al provino doveva andare un amico, non poteva. Renzo tirò fuori il meglio di me, mi presentai come mago scalcinato, andai a cambiarmi in bagno. È nel mio cuore da quando papà mi portava in campagna per fare i lavoretti. Attaccavo la radiolina a un ramo per ascoltare Alto gradimento. Ogni volta che fai qualcosa credendo che sia una novità, Arbore l'ha già fatta. Pensi a L'altra domenica, è un archetipo. Faccio bella figura quando uso questa parola».

Covermedia